NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Non la trovò perché era fuggita.
     La nova andò allà madre dolente,
     Dal gran dolore cadde tramortita:
     Il padre si batteva il viso e 'l petto:
     Tradito son dal mio servo perfetto.

     E prestamente fe' montare in sella
     Corrieri e cavallari in ogni parte
     Per trovar lo scudiero e la donzella,
     Secondo conta la istoria e le carte.
     Nessun giammai non ne sentì novella,
     Biastemavan Macone, Apollo e Marte.
     Per tutte quelle parti fur cercati,
     E mai nessun non gli ebbe ritrovati.

     Or torniamo alli due innamorati:
     Più e più giorni per quei boschi oscuri
     Givano lassi e forte affaticati,
     Pur dubitando non esser sicuri;
     E tanto camminaron che arrivati
     Fumo a un fiume stanchi con dolori.
     Ciascun si trasse le sue vestimenti,
     E riposonsi all'ombra ai freschi venti.

     Ottinello, quel franco giovinetto,

     Il capo pose in grembo al fresco giglio:
     Adormentosse il giovine perfetto;
     Giulia bella dal viso vermiglio
     Sotto il capo li mise un cuscinetto,
     E poi ad un velo dié di piglio;
     Coperse il viso al giovine pregiato:
     Di gioie e perle il velo era addobato.

     La giovinetta s'ebbe addormentare
     Per la stracchezza presso al suo amoroso.
     Un bel falcon per voglia di cibare
     Gittosi al velo del viso nascoso
     Per un rubin che vide rilustrare,
     Credendo fosse pasto per suo uso.
     Il viso ad Ottinello sgraffignòe:
     Tutto smarrito in pedi si levòe.

     Vide il falcon che il velo sen'portava
     Ch'era di gran valuta per certano.
     Niente la donzella riscegliava;
     A seguitarlo si mise in quel piano,
     Di vista il falcon già non lassava;
     In camicia era Ottinello soprano.
     Drieto al fiume infin al mar salato


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