NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Tutti annegaron salvo il giovinetto.

     Recuperossi sopra un'assicella,
     L'onda del mar per forza il buttò al lito.
     E caminando per quella isolella
     Nudo discalzo, senza alcun vestito,
     Ad una casa di una vecchierella
     Il giovinetto capitò smarrito:
     La vecchia lo spedal gli ebbe a mostrare,
     Dove trovò da bere e da mangiare.

     La sera, come Giulio era usitato,
     Andò all'ospedal per domandare
     Ciascun che dentro fosse capitato,
     Ad uno ad uno volse interrogare.
     Pervenne ad Ottinello sventurato
     E domandollo di tutto suo affare:
     Di punto in punto Ottinello dicia
     Tutte le sue fortun ch'avuto avia.

     Giulio, cognoscendo veramente
     Ch'era Ottinello, si fu confortato:
     Vieni con meco, misero dolente;
     E in la camera sua l'ebbe menato.
     Disse: Non ti partire per niente
     Insino che da te non son tornato.

     'N l'altra camera lei si fu serrata,
     De' panni d'uomo si fu dispogliata.

     Di panni femminil si fu vestita,
     Leggiadra sì che un angiolo paria.
     Da Ottinello presto ne fu gita
     Per veder se il baron la cognossia.
     Vedendola Ottinello si pulita
     Subito assomigliarla lui volìa.
     Giulia son io, la donna gli ebbe a dire;
     Ciò udendo, Ottinello prese ardire.

     Entrambi doi si son stretti abbracciati
     Con gran trionfo e con grande allegrezza,
     Ché per fortuna si eran ritrovati
     Ottinello col fior di gentilezza.
     De' vestimenti al giovin fur portati
     Di panni fini con molta adornezza.
     Da poi andorno alla mercadanzia,
     Ché punto Giulio mossa non l'avia.

     La botte disfondàr de' tarantelli,
     Cinquantamila pezzi d'or trovano.
     Molti maestri fecer venir quelli,
     E una gran città edificaro.


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