NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Standosi adunque Roderigo in questa tumultuosa e inquieta vita, e avendo per le disordinate spese già consumato quanto mobile si aveva riserbato, cominciò a vivere sopra la speranza de' ritratti che di Ponente e di Levante aspettava; e avendo ancora buono credito per non mancare di suo grado, prese a cambio. E girandogli già molti marchi addosso, fu presto notato da quegli che in simile esercizio in mercato si travagliano. E essendo di già il caso suo tenero, vennero in un subito di Levante e di Ponente nuove: come l'uno de' frategli di monna Onesta s'aveva giucato tutto il mobile di Roderigo: e che l'altro, tornando sopra una nave carica di sua marcatanzie sanza essersi altrimenti assicurato, era insieme con quelle annegato. Né fu prima pubblicata questa cosa che i creditori di Roderigo si ristrinsono insieme e, giudicando che fussi spacciato, né possendo ancora scoprirsi per non essere venuto il tempo de' pagamenti loro, conclusono che fussi bene osservarlo così destramente, acciò che dal detto al fatto di nascoso non se ne fuggissi. Roderigo dall'altra parte, non veggendo al caso suo rimedio, e sapiendo a quanto la legge infernale lo costringeva, pensò di fuggirsi in ogni modo; e montato una mattina a cavallo, abitando propinquo alla Porta al Prato, per quella se ne uscì. Né prima fu veduta la partita sua che il romore si levò fra i creditori, i quali, ricorsi ai magistrati, non solamente con i cursori, ma popularmente si missono a seguirlo.

     Non era Roderigo, quando se gli lievò drieto il romore, dilungato da la città uno miglio; in modo che, vedendosi a male partito deliberò per fuggire più secreto, uscire di strada e, a traverso per gli campi, cercare sua fortuna. Ma sendo a fare questo impedito da le assai fosse che attraversano il paese, né potendo per questo ire a cavallo, si misse a fuggire a piè; e lasciata la cavalcatura in su la strada, attraversando di campo in campo, coperto da le vigne e da' canneti di che quel paese abbonda, arrivò sopra Peretola a casa Gianmatteo del Brica, lavoratore di Giovanni del Bene; e a sorte trovò Gianmatteo che arrecava a casa da rodere ai buoi e se gli raccomandò promettendogli che, se lo salvava da le mani de' suoi nimici i quali per farlo morire in prigione lo seguitavano, che lo farebbe ricco e glie ne darebbe innanzi alla sua partita tale saggio che gli crederebbe; e quando questo non facessi, era contento che esso proprio lo ponessi in mano a i suoi avversarii. Era Gianmatteo, ancora che contadino, uomo animoso e, giudicando non potere perdere a pigliare partito di salvarlo, gliene promise; e cacciatolo in uno monte di letame quale aveva davanti a la sua casa, lo ricoperse con cannucce e altre mondiglie che per ardere aveva radunate. Non era Roderigo appena fornito di nascondersi, che i suoi perseguitatori sopraggiunsono e, per spaventi che facessino a Gianmatteo, non trassono mai da lui che lo avessi visto; tal che, passati più innanzi, avendolo invano quel di e quell'altro cerco, stracchi se ne tornorno a Firenze.


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