NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Messer Antonio, il quale non lontano era, il romore udito, tutto tremante nella camera della figliuola corse; e vedutala sopra il letto stare, ed inteso ciò che le notte bevuto avea, quantunque morta la stimasse, pure a sua soddisfazione prestamente per un suo medico, che molto dotto e pratico reputava, a Verona mandò. Il quale venuto, e veduta ed alquanto tocca la giovane, disse lei essere già più ore per lo bevuto veleno di questa vita passata; il che udendo il tristo padre, in dirottissirno pianto entrò. La mesta povella all'infelice madre in poco spazio di bocca in bocca pervenne: la quale, da ogni calore abbandonata, come morta cadde. E risentitasi, con un femminil grido quasi fuori di senno divenuta, tutta percotendosi, chiamando per nome l'amata figliuola, empia di lamenti il cielo dicendo: Io ti veggo morta, o mia figliuola, sola requie della mia vecchiezza! E come me hai, o crudele, potuto lasciare, senza dar modo alla tua misera madre di udire le ultime tue parole? Almen foss'io stata a serrare i tuoi begli occhi, e lavare il prezioso tuo corpo! O carissime donne, che a me presenti siete, aiutatemi a morire; e se in voi alcuna pietà vive, le vostre mani (se tal officio vi si conviene), pria che il mio dolore, mi spegnano. E tu, gran Padre del cielo, poiché sì tosto come vorrei non posso morire, con la tua saetta togli me a me stessa odiosa. Così essendo da alcuna donna sollevata e sopra il suo letto posta, e da altre con assai parole confortata, non restava di piangere amaramente e dolersi. Appresso tolta la giovane dal luogo ov'ella era, ed a Verona portata, con esequie grandi ed orrevolissime da tutti i suoi parenti ed amici pianta, nella detta arca nel cimiterio di Santo Francesco per morta fu seppellita.


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