Pad. - Lupa.
Car. - Né per perdono che se le chiedesse, né per promission veruna si poté per quel dì racquetare; onde il martello, che aveva per ancudine il cuor del buon Bigo, operò sì che sedeci braccia di saia verde fecero far la pace.
(Da Le carte parlanti)
L'ORIUOLO DI RE LUIGI
CARTE - PADOVANO - BARONE
C
ar. - Disse uno di sì fatti straccafuochi (parliamo di coloro che, ne le stanze dove si giuoca, si riducono per via di trattenimento) che Barone francese, avendo giuocato fino al credito ch'egli aveva in su la fede, per buscar danari fece il più bel tratto che si udisse mai.
Pad. - Son maliziosi davanzo cotesti vostri Galli di Galilea.
Car. - Essendo egli ne la Camera del Re Luigi, insieme con una gran frotta di Signori, i quali dovevano far compagnia a Sua Maestà a un vespro solenne, adocchiato sopra una tavoletta un oriuolo fornito d'oro massiccio, si recò nel gesto che fa l'uccello vista la civetta.
Pad. - Perché non diceste voi in quel che fa la civetta veduto l'uccello?
Car. - Perché il dorato de gli occhi di lei tira inverso la sua vaghezza il visino di lui.
Pad. - Taccio.
Car. - Ma, per non ci essere i migliori custodi de la robba loro che i padroni proprii, il Re si accorse che il cotal Signore gliene voleva carpir suso; per la qual cosa, fingendo di por mente altrove, vede che l'amico se lo mette destramente in la manica.
Pad. - Dice il Morgante, che chi non rubba è chiamato rubaldo.
Car. - Visto tal novella il Re, ritenendo a pena le risa, se ne uscì de la camera, e dato mezza volta per sala, si pose con le spalle appoggiate al muro di quella porta per cui si scendeva giuso la scala, e messosi a parlar con un suo, attendeva con l'orecchie tese il sonare de le cotante ore.
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