Car. - Ed ella, risvegliatasi tutta confusa, cominciò a dire: E perché questo a me? Per il malanno che Dio ti dia, rispose il Trotto, isciorinandogliene un altro a denti serrati.
Pad. - Ucciderle, dico.
Car. - Uno amico di Bighino, che gli alloggiava in casa, sentendo il romore, corse ivi; è ben vero, che innanzi che si mettesse di mezzo, gliene lasciò pestare per una volta.
Pad. - Le cagne lo meritano, quando che elle non fallano, or pensici ciò che fanno errando.
Car. - Tosto che gli parve che l'avesse tambussata di bello, cominciò a dire: Non più, mo; che vergogna, fatevi nasare, tacete su.
Pad. - Discreto ch'egli era.
Car. - Mentre che parlava in tal modo, la concubina raitava: Accorruomo; e messer Bigo, il medesimo dicendo: Mi sa male de l'atto, non de lo scudo; cancaro a i dinari e a chi gli batte.
Pad. - Ed a chi gli stima.
Car. - Io non son ladra, rispondeva la donna, né v'ho tolto niente; ma spettate pure, di qui a poco non c'è molto, e la piglierà per me tale, che ve la farà padire.
Pad. - Lascia pur minacciare a loro.
Car. - Il gentiluomo corso a spartire, aveva in mano il ducato che il Trotti apponeva per furto a chi non l'aveva rubbato, però che nel vederlo cadere lo ricolse; e quando gli parve di acquetar la zuffa, finse uno incanto di parole secrete, con gli occhi di ognuno chiusi, e gittatolo in alto lo fece risonare dinanzi ai piedi di messer Lodovico, sozio dolce e amorevole.
Pad. - Negromanzie salvatiche.
Car. - Colui che, noi presente, raccontò si bella tresca, disse che come la mucciaccia vidde lo scudo in terra, avventatasi con i morsi al suo amante l'ebbe a sbranare.
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