NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     La cosa già, per bocca de' tre compagni e de' medici, si sapeva per tutto Firenze, sì come ella era seguita appunto; e ne andò per infino agli orecchi del Magnifico, il quale, mandato per lo Scheggia, volle intendere ogni particolarità: il che poi risapendo Neri, venne in tanta disperazione, che egli fu tutto tentato di dar loro, e massimamente allo Scheggia, un monte di bastonate, e vendicarsene per quella via. Ma poi, considerando che egli ne aveva fatte tante a loro et ad altri, che troppa vergogna e forse danno gliene risulterebbe, diliberò di guidarla per altro verso; e senza fare intendere a persona viva, fuor che alla madre, se ne andò a Roma e quindi a Napoli, dove si pose per scrivano d'una nave, della quale poi in processo di tempo diventò padrone; e non tornò mai a Firenze, se non vecchio, che la cosa s'era sdimenticata. Lo Scheggia riavuti i due fiorini dal cavaliere, attese co' compagni a far buon tempo, lietissimo sopra tutto di aversi levato colui dinanzi agli occhi.

     (Da Le Cene, Cena prima, novella III)



     IL FALSO MORTO
     Guglielmo Grimaldi una notte, ferito, corre in Casa Fazio, orafo, e quivi si muore; al quale Fazio maliziosamente ruba una grossa somma di ducati, e, sotterratolo segretamente, finge, perché egli era anche alchimista, d'aver fatto ariento, e vassene con esso in Francia; e fatto sembiante di averlo venduto, in Pisa ricchissimo torna; e poi per gelosia della moglie accusato, perde la vita, et ella dopo ammazza i figliuoli e se stessa.

     L
     EGGESI nelle storie pisane, come anticamente venne ad abitare in Pisa Guglielmo Grimaldi, confinato da Genova per le parti; il quale, giovine ancora di ventidue anni, con non molti danari, tolto una casetta a pigione, e sottilmente vivendo, cominciò a prestare a usura.


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