Durante le sue operazioni, un altro Comitato prese vita col nome di "Europeo". Mazzini vi rappresentava l'Italia, Ledru-Rollin la Francia, Darasaz la Polonia, Ruge la Germania.
L'oggetto: repubblica universale, fratellanza, solidarietà delle nazioni.
Ambi i Comitati si considerarono di già come governi, tennero sedute, e, a foggia di atti pubblici, mandavano fuori periodicamente i loro proclami ai popoli dell'Europa.
S'ebbero pure degli emissarî, quantunque scarsi, che percorrevano le provincie.
Così i governi potevano più agevolmente conoscere le trame dei loro nemici; la cospirazione era in piazza.
Quanto al Comitato Italiano, ognuno ben conosce quali fossero i suoi primi frutti: appiccamenti in Mantova di molti Lombardi, e galera per parecchie centinaia.
I suoi agenti erano riusciti a stabilire centri repubblicani negli stati romano e toscano, nei ducati, e perfino, benché in minimi termini, nel Napoletano. Quanto alla Lombardia, si rinveniva reluttanza e freddezza a cagione del processo del 1852. Tuttavia il partito repubblicano era moralizzato, forte, rispettato in Italia e fuori, temuto dai governi italiani e dal Piemonte stesso; Mazzini, a torto o a ragione, godeva della fiducia quasi universale degli Italiani, e si pensava fosse l'uomo della rivoluzione, l'uomo che avrebbe decise le sorti della nostra patria. Egli era pure il capo del Comitato Nazionale Italiano, e nessuno osava opporsi ai suoi cenni. E questo fu il momento, in cui toccò l'apice di sua potenza.
Quel suo fare però di assolutismo alienò Sirtori, Saliceti, e Montecchi: i primi due si ritirarono dal Comitato; Agostini, bisognoso del soldo per vivere, stette con lui; Saffi si mantenne saldo, e sacrificando sempre la ragione e la verità all'amicizia, ne fu uno strumento cieco.
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