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      Tranne i pomidori, i cappucci, i baccelli (vajane), i fagiuoli in erba e in vainiglia (vajanelle e suriachelle), e le zucche lunghe che si vendono a peso, tutte le altre ragioni di ortaglie si danno in mercato a mazzi ed a reste, il numero dei cui capi varia secondo la grossezza ed oscilla tra i due ed i quattro secondo la maggiore o minore bontà della stagione. Quest'anno per esempio, che geli e brinate han mandato a male gli ortaggi, il loro prezzo è stato come appresso. Broccoli, carote e ravanelli due centesimi a mazzo. Finocchi, cavoli, indivia, e carote un soldo ogni quattro mazzi. Di scalogni otto mazzi un soldo; un soldo quattro mazzi di cipolle; un soldo 30 peperoncini; un soldo due sedani, un soldo tre petronciani, un soldo quattro zucche, un soldo due cetriuoli, 12 centesimi un cavolfiore. Tutti questi prezzi non entrano però netti nella scarsella dell'ortolano; il suo garzone vettureggia gli ortaggi al paese; e le trecche ed i trecconi, ai quali gli lascia, hanno il premio del dieci per cento.
      I nostri ortolani seguono fedelmente il proverbio L'uortu vole l'omu muortu. Non si dipartono dal lavoro, vivono seppelliti tra le verdi promesse dei loro porchetti; e le opere ortensi son tali da educarne al bene la mente e il cuore. Dei contadini nostri eglino sono i piú intelligenti, ed i piú buoni, perché la divina provvidenza pare che nel seme che scoppia, nella piantolina, che si arrampica alla frasca, nella bocca del fiore che si apre, abbia messo una predica di morale, la quale al contadino che amorosamente ne studia lo sviluppo suscita in cuore pensieri tali ed affetti, che sermone di prete non potrebbe far meglio.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319