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      13. ver. 8., et Petrus Saphirae, Act. 5. ver. 9.; sed id non iram dixerim absolute, sed philosophiam, curam et oeconomiam. Irascitur enim pater filio, sed ejus curam gerens. Ille est qui temere irascitur, qui se ipsum ulciscitur; qui autem aliena corrigit, is est omnium mansuetissimus. Come la civile società più [212] che dal timore che hanno gli uomini d'essere offesi, come con Obbes e Rousseau hanno pensato alcuni novatori moderni, nasce dalla propensione ed amore che hanno dalla natura di giovarsi a vicenda; così nascono i castighi da questa propensione medesima, e più che dalla collera che trasporti ad infligerli a vendetta sono originati dal desiderio d'impedire che gli empj riescano altrui di nocumento e ruina; e dove predomina la carità possono bensì le altre virtù acquistar nuovo lustro e splendore, ma non mai ripugnare e distruggersi tra loro. Quindi è che la lenità e dolcezza strette con più sodi legami negli Ecclesiastici a questa sublime virtù diverranno più luminose e perfette, ma non lascieranno per questo d'essere congiunte come coll'altre tutte virtù morali così con quella della giustizia, che in ispecial modo nella Chiesa di Dio alla pace s'unisce ed affeziona: e nascano pure da sdegno e collera le sue risoluzioni; chè questo non offusca la sua dolcezza e splendore, ma l'ira stessa è lodevole quando non è preceduta da impazienza ma dal solo zelo della giustizia: illa ex vitio, dice S. Gregorio(507), haec ex virtute generatur: e tanto è falso che si opponga alla bellezza delle morali virtù, che anzi al dire d'Aristotele(508) e di Cicerone(509) l'ira è come la cote sopra la quale la fortezza si raffina e perfeziona, ed è non che sociabile collo sdegno e coi castighi, ma vive sì strettamente congiunta alla moderazione e clemenza, che neppure concepire si può senza di loro.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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