Costui, dismontato e andato capo di molti uomini fra terra, trovò in alcuni monti alcune rocche di calcidono, diaspro, e un pezzo di zafiro maggiore d'un ovo di oca; trovò ancora pezzi d'ambra gialla; delle quali pietre preziose ne viddero anche in alcune case appiccate alli panni di cottone che tengono, come è detto, sopra li loro pareti. E che gran parte delli boschi di quelli paesi erano d'alberi di verzini. Intese il detto Gonzalo, d'alcuni Indiani presi, come alcuni di quelli popoli Caramairi di Gaira e Saturma, che è una provincia vicina gradi undici sopra l'equinoziale, li quali abitano appresso il mare, erano grandissimi pescatori, e che con li pesci insalati che danno per baratto, aveano da popoli lontani tutte le stuore e cottone e masserizie che fa loro di bisogno per casa sua.
Entrò il detto Gonzalo fra terra in una valle che poteva esser larga due leghe e lunga tre, tutta abitata, ma le case erano separate e lontane una dall'altra, poste tutte alle radici di colline verdissime e piene d'arbori fruttiferi, con fontane che d'ogni canto discendevano. In questa valle trovò infiniti orti e campi lavorati e seminati, quali adacquavano con quelle fontane per canali fatti a mano. In questi orti e campi erano agies, iucca, maiz, batatas e molti altri frutti naturali di quel paese, la descrizione e natura delli quali al presente non si dirà, avendone il detto Gonzalo Oviedo scritto particolarmente e distintamente. Il libro del quale sarà il secondo dell'istoria di queste Indie occidentali, per non esservi pretermesso di dire cosa alcuna che si possa desiderare.
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