Ad est di Lutfabad, il "Soggiorno della Grazia", un'altra città di molto anteriore, Khusru-tepe o il "Monte di Cosroe", è evitata allo stesso modo, ed invano il khan di Dereghez ha voluto stabilirvi una colonia di Turcomanni. Fra le città abbandonate ve n'ha che gli abitanti hanno dovuto lasciare a causa del cambiamento di corso dei fiumi; così Abiverd, il cui nome si trova in quasi tutte le carte, ha cessato d'esistere; è surrogata dal grosso borgo di Kahka, verso il quale si dirige ora il copioso fiume di Lain-su [327]. Diverse rovine indicate col nome di Kilish, Kalisa o Kalisi, - vale a dire chiesa, - attestano l'esistenza d'antiche comunità nestoriane in questo paese, cui ora si disputano gli sciiti iranici ed i sunniti turcomanni [328]. Montagnole artificiali sorgono di tratto in tratto sui confini del deserto, da Khivabad a Sarakhs [329].
      [Tavola 16.png - TORRE DI MEIMANDAN, SULLA STRADA DA DAMGHAN A MESCED. Disegno di D. Lancelot, da una fotografia comunicata dalla signora Dieulafoy].
      Presso Mohammedabad, la presente capitale del Dereghez ed il mercato principale dei Turcomanni Tekke, una torre ruinata segna il posto della tenda, sotto la quale nacque il Turco feroce della tribù degli Afsciar, che più tardi doveva portare il nome di Nadir-sciah e governare così crudelmente il suo impero dalle valli del Caucaso alle rive della Giamna. Kelat-i-Nadir, o la "fortezza di Nadir", posta sull'altipiano, quasi inespugnabile, che domina, le pianure del Tegien, fra Mohammedabad e Sarakhs, è rimasta capoluogo militare della regione, ed il governo persiano vi tiene una forte guarnigione; ma il punto strategico della Persia nord-orientale difeso più gelosamente, è quello la cui conquista ha costato maggiore quantità di sangue nel secolo presente, è la città di Sarakhs, eretta sull'Heri sud, allo sbocco di questo fiume nella pianura dei Turcomanni.