Fra tutti gli alberi domina il gelso, le cui bacche squisite non somigliano punto alle insipide more dell'Europa [365]. A nord-ovest di Khoi, sulla grande strada d'Erzerum e di Trebisonda, la città armena di Maku sorge sopra un rialzo, a piè d'una rupe dove s'apre un'enorme caverna: si direbbe una gola prodigiosa aperta per inghiottire la città. La grotta ha una larghezza non inferiore a 200 metri, e l'arcata della centina ha uno sviluppo di 400 metri circa; un castello abitato da un capo kurdo sorgeva in principio del secolo nel fondo stesso della caverna. Il tetto dell'antro è formato da una potente colata di lava, che si è dilatata sopra la roccia calcare; nei dintorni si vedono numerosi pozzi naturali, che l'acqua dei torrenti ha scavato nella centina, passando, sotto lave dure, nella roccia inferiore più friabile [366].
La grande città d'Urmiah (Urmigi), eretta a piè delle montagne, in una pianura, che declina verso il "Piccolo Mare", è pure circondata di giardini, che separano i sobborghi e penetrano fra i diversi quartieri fino in vicinanza del bazar; una grotta vicina è indicata come dimora di Zoroastro. Dalla stazione di Seir, che alcuni missionarî americani hanno fondato nel 1831, si vede tutta la mirabile pianura boscosa co' suoi "trecentosessanta" villaggi annidati nel verde, cui limita con graziose curve l'azzurro delle acque lacustri. Uno di questi villaggi, Gujtapa, è interamente popolato di nestoriani convertiti al protestantismo. Il villaggio d'Ada, separato da quello di Supurghan pel Mazlu sciai, s'è egualmente convertito alla nuova fede, importata d'oltre l'Atlantico; gli altri borghi di nestoriani e di caldei hanno conservato i loro antichi riti.
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