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      Tentano anche l'appoggio delle soldatesche straniere e la soggezione al nuovo simbolo religioso, ma mentre il sovrano teologizza fra retori e sofisti, la corona appare facile preda ai suoi mercenari, che indarno s'abbrancano ai mal vietati confini. Allora comincia l'irruzione dei barbari; questi non riescono però a spegnere il genio italico, che mantiene il pieno dominio romano sotto l'allodio ed il feudo, informa il regno conciliatore di Teodorico, e si ricovera nei municipi sotto le grandi ali della Chiesa fuggendo la truculenza dei Longobardi e la inerte rapacità degli Esarchi.(2)
      Tolto di mezzo, con quella grande rovina, il dispotismo imperiale, la civiltà e l'ordine si reintegrarono per opera dei municipi, governati dai capifamiglia e dal clero, arbitri dei contributi, conservatori delle leggi romane. Da principio la Chiesa offre il valido presidio della sua forza morale contro il prevalere della forza bruta, poi si disciplina a gerarchia intraprendente e alle forme democratiche dei municipi sovrappone la riverenza alle insegne sacerdotali. Ma lungi dallo spegnere all'origine le divisioni rinascenti dovunque, i vescovi di Roma vi scorgono nuove occasioni di salire in autorità e in potenza, e quando più nulla ebbero a sperare, ricorsero all'elemento straniero, incarnando nella potente personalità di Carlomagno l'antica larva dell'impero. Allora incominciò per noi quella secolare servitù, che ci fece odiare lo stesso principio unitario incarnato nell'impero, e quella grande fatalità della nostra storia, per cui le più splendide conquiste del genio italiano dovevano esser fatte tutte a spese dell'unità. Così dalla dissoluzione del mal rinnovato impero d'occidente germogliarono vigorosi i Comuni, e nella loro breve cerchia venne maturandosi quel nesso di forze che riusciva impossibile alle dislocate membra della nazione.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume V - Parte seconda - L'Italia
di Elisée Reclus
Società Editrice Libraria Milano
1902 pagine 794

   





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