Continuava intanto la Gaudenzi:
- Sono qui, come vedete, perchè la nobile signora (e additava donna Paola) che si è degnata di accordarmi la sua protezione, ha avuta la compiacenza di presentarmi ella medesima a S. E., per impetrare la grazia del signor Lorenzo Bruni.
- Scusate, disse Amorevoli, io vengo dal bujo, e veggo ancor bujo; qualcosa ho sentito dire, ma di preciso non so nulla; intanto che aspetto, vogliatemi dunque raccontare ogni cosa; e con atto di cortesia presentava una sedia a donna Paola.
- Non vi pigliate incomodo, ella disse, mi attende la carrozza che mi dee condurre dove sono aspettata. Voi intanto, cara mia, soggiunse volta alla Gaudenzi, indugiatevi qui fin che il segretario vi porga il biglietto confidenziale di S. E. per il presidente del Senato... E in quanto al resto, vivete di buon animo, chè presto, mi lusingo, sarete uscita da ogni fastidio; che Iddio vi benedica! - E partì.
- Oh che santa donna, oh che donna amorevole è quella che ora ci ha lasciati! disse la Gaudenzi. Senza di lei sa Iddio che mai sarebbe avvenuto di Lorenzo! - E si fece a raccontare all'Amorevoli tutto l'imbroglio storico che noi sappiamo. Amorevoli, che in prigione non aveva raccolto che qualche frammento di notizia dai secondini, il quale gli avea cresciuto la confusione delle idee, mentre poi coloro che lo avean visitato all'albergo non l'avevano intrattenuto che di complimenti, credette di sognare quando sentì la storia della maschera, del deliquio, della fuga, dell'arresto.
- Dunque la contessa è fuggita?
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