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      S'era poi sempre mostrato, fin dall'età adolescente, assai propenso a innamorarsi di chi era di qualche grado superiore alla sua condizione. Ora, siccome le facce del poliedro umano sono tante, e fu già dimostrato dalle prove e riprove de savj che un uomo non è mai tutt'affatto cattivo nè tutt'affatto buono, e che anche nel sangue più guasto, sapendo adoperare, nell'analisi di esso, la virtù degli agenti e reagenti chimici, si rinviene sempre qualche dose più o meno abbondante di buon sangue, così il Suardi, nelle contingenze amorose, recava spesso una gentilezza che, quasi, potea dirsi quella di un gentiluomo squisito.
      Amando le donne, anzi idolatrandole, allorchè s'aveniva in quel genere di beltà che aveva potenza di su di lui, lasciavasi vincere da essa, dominare e, quasi diremmo, tramutare. Era forse quella medesima cagione recondita per cui, fin dalla fanciullezza, avendo sempre ambito il vestire elegante, avea frugato nelle saccocce del padrone, vinto dalle tentazioni di parere in faccia alle donne più di quello che era. Qualunque poi fosse la cagione, serbando esso un abito di gentilezza nel fare all'amore, trovandosi là solo, all'ora dei miti crepuscoli estivi, su d'un balcone che rispondeva sul muro di cinta dell'ortaglia del monastero, la quale non frequentata che dall'ortolano, serviva come d'antemurale al giardino stesso dove passeggiavano le monache e le educande, ei si deliziava nel sentire le voci fresche, che l'aria gli portava, delle giovinette convenute là a sollazzarsi; e si compiaceva nel tentar d'indovinare e distinguere, fra tutte le altre, la voce della fanciulla che da qualche tempo gli si era piantata immobile in fantasia.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Suardi