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      In quel momento la contessa Clelia, appoggiato il braccio al dossale del canapè, nascondeva ancora la faccia nel fazzoletto, e continuava a singhiozzare. Donna Paola allora si alzò, e stesa la mano al giovine Strigelli: - Non potete immaginarvi, disse, che strazio mi dà questa infelicissima donna; poi parlandogli sommessa all'orecchio e volgendo gli occhi al cielo, con atto anch'ella di sconsolata: Se questa benedetta fanciulla, soggiunse, non si rinviene tosto, costei non può certo resistere a sì fiero colpo. Ah è stata una gran disgrazia, caro mio, una gran disgrazia! e quasi mi pento d'averla fatta venire a Milano prima che non si fossero esaurite tutte le indagini... e a queste parole si volse, guardando a lungo la contessa che continuava a singhiozzare. Il giovane Strigelli la guardava esso pure tutto compunto.
      - È però sempre meglio che si trovi qui, egli osservò poi.
      - Voi mi consolate, togliendomi il rimorso di tante lagrime. V'ho inoltre mandato a chiamare per un consiglio. Ah confesso che dopo tante sventure non mi fido quasi più di me stessa. Ora sentite lei.
      E si avvicinò a donna Clelia, e dopo averla riabbracciata e baciata e fattale come una soave violenza:
      - Fatevi coraggio, cara, le disse, è qui l'avvocato che v'ha patrocinata e difesa. Parlategli dunque.
      Allora donna Clelia, asciugatasi gli occhi e lasciando cader la mano in abbandono, alzò un viso tutto scombujato e guardò lo Strigelli.
      - Perdonatemi, disse, se vi ricevo così. Vi ringrazio che siate stato così sollecito.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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