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      Di questo però il mondo non ne seppe nulla. Bensì quand'ella fu uscita di monastero, e dopo che, avuta in casa una educazione di perfezionamento più varia, più ampia e più squisita, toccò i quindici anni, fu generale la voce che, tra le adolescenti da marito, non v'era in tutta Milano fanciulla più educata, più bella, più santa. Ora, in quel periodo appunto, tra i giovani patrizj milanesi, per vigore d'intelletto, per suppellettile di cognizioni, per energia di volontà, per prepotenza d'orgoglio aveva un assoluto primato il giovane conte Aquila. E poichè in tutto ei voleva essere il primo - mise gli occhi su quella che si diceva essere la più eletta tra le maritande del patriziato milanese.
      Ma più che tutte le distinte qualità della contessina, ciò che davvero aveva determinata la scelta del conte Aquila, era la giovinezza di lei. Tra le fanciulle da marito ch'ei conosceva degne di lui, era la sola che avesse compiuto da pochi giorni gli anni quindici, l'età legale. Se la legge, come in Sicilia, in Egitto, in Arabia, avesse permesso di sposare una fanciulla a dodici anni, egli avrebbe scelta quella che non avesse sorpassata quell'età. E a ciò era portato, non già perchè fosse amante dell'eccessiva giovinezza: il suo gusto lo portava anzi a vagheggiare la donna che, al pari di una mela e di una pesca, avesse tocca la più completa maturanza; ma sì perchè, conoscendo il mondo e gli uomini ed anche le donne, pensava che, a sorprendere in sui primi albori una rosa sbocciata di notte, ancor madida delle gemme della rugiada, si poteva quasi esser certi che altri non aveva potuto accostarvi le nari.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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