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      Benchè avessero guerra coi due imperi, non interrompevano i Normanni il corso delle loro conquiste, non trovandosi spesse volte a fronte nè armate, nè generali. Enrico IV di Germania non era per anco uscito dalla sua lunga minorità, quando gli attentati dei papi misero in pericolo la sua corona. In Grecia Costantino duca, Romano Diogene e Michele duca, trovandosi l'un dopo l'altro impegnati nella più pericolosa guerra col Turco, non poterono distrarre le loro forze per soccorrere le province occidentali, che in tempo d'alcuni brevissimi intervalli di tregua. E già del 1061 più non rimanevano al Greci in Italia che Bari, Gallipoli, Taranto, Brindisi, Otranto e poche castella. Ruggiero che comandava a nome di suo fratello in Reggio di Calabria, approfittando delle difficili circostanze in cui trovavasi l'impero greco, e delle intestine divisioni de' Saraceni, formò l'ardito progetto di conquistare la Sicilia occupata da questi ultimi, mentre Guiscardo terminerebbe di scacciare i Greci dalla Calabria e dalla Puglia.
      I Saraceni, tanto temuti due secoli prima, erano a tale stato di languore e d'impotenza ridotti, da provare essi medesimi quel terrore, che in altri tempi spargevano tra i loro vicini. L'entusiasmo religioso gli aveva fatti soldati, il tranquillo possesso delle loro conquiste ne aveva spento lo spirito guerriero. Educati in una religione voluttuosa, privi di patria, quantunque dimorassero ne' più bei paesi del mondo, dissiparono le ricchezze acquistate colle armi nel procurarsi i più grossolani piaceri, e si resero effeminati al paro delle popolazioni asiatiche di cui avevano da principio trionfato.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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