Non avendo allora altro luogo fortificato che li coprisse, trovaronsi i Normanni esposti a continue battaglie contro forze assai superiori, e nell'impossibilità di procurarsi i viveri con lontane scorrerie. In così trista situazione soffersero ogni maniera di disagi, e talvolta la fame. La contessa, e due o tre donne del suo seguito dovevano preparare il vitto per Ruggiero, e per i suoi compagni d'armi, avendo ascritti alla milizia tutti i domestici: ed erano a tale carestia d'abiti ridotti, che il conte e la contessa non avendo che un solo manto, valevanse alternamente quando l'uno o l'altro doveva uscire in pubblico. Al conte, in un combattimento rimasto solo in mezzo ai nemici, fu ucciso il cavallo; ma egli si fece largo colla spada, e prendendo sulle spalle la sella, perchè non rimanesse in mano de' nemici testimonio della sua disfatta, ritornò, attraversando lentamente le file nemiche, al proprio alloggiamento. In tali miserie seppero i Normanni sostenersi quattro mesi, occupando la metà d'una città di cui il restante trovavasi in potere de' loro nemici. Il rigore dell'inverno fu la loro salvezza. La città di Traina, posta a' piedi dell'Etna in un suolo assai elevato, fu coperta di neve; onde i Saraceni ed i Greci, non avvezzi a così acuti freddi, rallentarono i loro attacchi, ed i Normanni giunsero una notte a sorprenderli, ed a scacciarli dall'altra parte della città. Padroni allora delle nuove fortificazioni, si risguardarono come in luogo d'intera sicurezza, quantunque in mezzo ad un'isola nemica(321).
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