E intanto l'uragano correva: s'accavallavano nuvole massicce e spumanti come sapone sbattuto; s'udivano già i fiochi brontolii del tuono, di carri pesanti sobbalzati sull'acciottolato; a poco a poco il romore si fece continuo; si mutò in un cannoneggiamento fragoroso, spasmodico: bello, formidabile; pauroso spettacolo che s'approssimava con la velocità di cento kilometri all'ora. Cominciano le prime gocce grosse come ghiande; il vento urla e lacera e inflette le alte cime de' quercioni e dei castagni; butto il fucile bocca a terra, m'appoggio con le spalle al tronco d'una quercia secolare m'abbottono la catena, e mi metto, rassegnato a ricevere un bagno di grandine e di fulmini.
E tempesta orrida era; il suo ricordo non si cancellò mai più dalla mia mente: stavo come rapito a quello spettacolo superbo e magnifico, quando sentii strisciarmi sul collo una cosa viscida e fredda, che guizzava come un'anguilla. Volto il capo e vedo... una viperella lunga non più di dieci centimetri. Do una scossa, mi cade l'animale a piedi e giù, sferro una botta secca col fucile: mi chino per cercare i pezzi, era ridotta in bricioli....
Intanto la notte calava minacciosa; la selva rintronava d'urla di rami schiantati, spezzati, sradicati: i lampi, i fulmini, le saette facevano un chiarore come di giorno. Cominciai a camminare per non espormi a altri scherzi e mi perdetti nell'oscurità profonda di quella bellissima foresta.
Cammina e cammina; quanto più avanzo meno mi raccapezzo del sentiero da prendersi per tornare a casa.
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