Indi la feroce masnada si sparpagliò pel convento, e trovata una statua della Madonna senza testa, con le vesti lacere, toltala in una ad altre cinque statue, rientrò nel forte, e pose al sicuro quei simulacri, briaca tuttora del sangue degl'infelici trucidati.
Tornati i piemontesi, che erano usciti per una ricognizione, e trovato quell'eccidio, giurarono di vendicare i morti, di dar subito l'assalto alla fortezza.
Il corpo d'assedio in sul principio era comandato, come vedemmo, dal generale Pinelli; ma, dopo un famoso proclama, che questi fece, fu, non si sa come, richiamato, ed in sua vece venne il generale Luigi Mezzacapo col colonnello Pallavicini, oggi generale, portando seco il 29. reggimento fanteria, il 21. e il 27. battaglione bersaglieri, un distaccamento del genio, ed uno di artiglieria, con quattro mortai e quattro pezzi d'artiglieria, giacché prima non v'erano che due cannoni di campagna. Arrivato quest'altro rinforzo di truppa il generale Mezzacapo così dispose le sue forze. Il capitano Oberti con la compagnia al convento; a Ponzano, un battaglione del 27. col maggiore Tinozzi; a Faraone il cav. Tommaso Ewerard-Welton con una compagnia di guardia mobile, e l'altro battaglione del 27. fanteria. A Borrano stette il maggiore Caldellary col 19. bersaglieri, un distaccamento di questi alla Rocca: il battaglione dei Sanniti a Ripa Piano, e al Passo; un battaglione di guardia mobile di Ascoli, comandato dal maggiore Rosa, nelle vicinanze del convento. Tutti gli altri soldati erano scaglionati più o meno dappresso alla fortezza. Due cannoni furono postati sul Monte Santo, che sta a cavaliere del forte, e gli altri cannoni ed i mortai a S. Francesco.
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