Raffaele Petrilli
La Muta all'assedio di Civitella del Tronto nell'anno 1861


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     Pur tuttavolta volle compiere il pietoso ministero, ed il capitano Oberti volontieri glie lo permise, e per di più volle che il frate si rifocillasse. Lo fece sedere alla sua mensa, colmandolo di gentilezze, per attestargli la gratitudine di quanto aveva fatto per lui e per i suoi alla vigilia dell'assedio.
     Il frate diceva fra sé : — Uno fucilato ed uno accarezzato! Chi ci raccapezza niente con questi liberali?
     Ad ogni modo, un po' per paura, un po' per riconoscenza non finiva di ringraziare il comandante delle finezze prodigategli, mentre una furtiva lagrima gli rigava il volto, ripensando alla tragica fine del suo compagno.
     I soldati pochi giorni dopo partirono, e quali tornarono alle dolcezze famigliari, e quali rimasero ancora sotto le armi, meno il sergente, morto vittima del dovere e del valore, mentre gli arrideva la speranza di impalmare Evangelina. Povero giovane, morto in sul fior degli anni, chi ricorda il tuo eroismo? Tu dormi nell'ospitale terra abruzzese a pie' del Forte, testimone della tua virtù, ma nemmeno una lapide ricorda il sacrifizio della tua vita.
     Sulla tua tomba, che pure è quella di Evangelina, fu vista più volte una vecchia dagli occhi di forsennata trarre lacrimando. Il buon guardiano cercò, come meglio sapeva e potea, più volte consolarla.
     Era una sera d'aprile, le foglie cominciavano a sbocciare sugli alberi, un olezzo di biancospino invadeva tutto lo stradale vicino al convento, e tirava un vento aquilonare, che dalle cancellate di ferro del monistero traeva disperati suoni.