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E Bernardo con questi criterii accettò fin dalla prima infanzia il dolore, e compagno come gli fu per tutta la vita, se ne servì pel migliore suo educatore; con esso temperò la sua indole impetuosa e vivissima; per esso scorse i veri destini umani, e per esso si procurò e sperò gli eterni gaudii del cielo. Che nessuno, il quale vide Bernardo nella tarda sua età così tranquillo ed equanime di temperamento, così paziente e benigno nel tollerare gli altrui difetti e le altrui molestie, così dolce nel parlare e nel trattare, nessuno, dico, avrebbe potuto sospettare che colui ebbe dalla natura un'indole assai viva e risentita. Ma tale l'ebbe ed egli stesso confessava tale di averla avuta ed assai preponderante, ma soggiungeva nella sua modestia che le lunghe sofferenze e le malattie gliel'aveano domata; queste certo gliene diedero l'occasione, ma quella che l'aveva domata era stata la sua virtù ispirata dalla religione, come l'aveva appresa dai precetti e dagli esempi dei suoi genitori, e come egli perfezionò poi con lo studio dei libri santi. Così Socrate confessava con la filosofia aver corretta la sua indole inclinata al furto ed alla lascivia; e san Francesco di Sales con migliore filosofia, quella del cielo, aveva saputo cambiare il suo carattere da violento e fiero in così dolce e pacato, da farsi chiamare il santo della dolcezza. Al Leopardi, al De Musset, al Rousseau e ad altri il dolore e la infermità non erano riusciti eguali maestri, anzi avevan loro ispirato disperazione ed empietà. Non così a Bernardo, che dopo i genitori, trovò nel dolore il suo miglior maestro. E a testificare quella sua antica impetuosità di carattere resta soltanto il ritratto di lui fanciulletto, nei cui occhi vivi e lampeggianti quella si vede ancora trasparire. |