Giuseppe Savini
Ricordi della vita di Bernardo Savini


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     III

     In mezzo a questi studi passava i primi suoi anni Bernardo, senza che però mai lasciassero di affliggerlo e tormentarlo i suoi mali, che irritavano ancora la sua sensibilità, già tanto da natura fatta irritabile. Ma compìto lo studio della rettorica e della filosofia, egli in patria non aveva più che imparare, per lo che il padre suo pensò di mandarlo a raggiungere il fratello maggiore, che già da due anni studiava nel Liceo d'Aquila e nel quale, allora più che adesso, esistevano insegnamenti universitari, e si potevano iniziare gli studi giuridici.
     Questa andata dei due fratelli in Aquila non fu risoluta in famiglia senza contrasti. Lo zio di Bernardo, nomato Francesco, uomo rigido e severo, ma che ad onta della sua rigidità amava i suoi nipoti quanto figliuoli e per essi era vissuto nel celibato, quando questi ebbero compito il corso letterario, insisteva presso il fratello Sigismondo, che fatti abbandonare ai figli gli studi, li applicasse alla cura dei propri interessi, già fattisi più importanti e numerosi. Sigismondo, che aveva grande affetto e quasi rispetto pel fratello tuttoché minore a lui di età, esitava, e temeva soprattutto di esporre ai rischi della libertà in città lontana quei figliuoli, mantenutisi fin allora buoni e virtuosi; ma prima di prendere una risoluzione, volle sentire l'avviso di un altro uomo, che tanto pure ed a ragione stimava ed amava, vo' dire il suo cognato canonico Palma. Questi gli rispose queste semplici parole: Dio e la società domanderanno a te e non al fratel tuo conto della riuscita dei tuoi figliuoli. Esaurisci il tuo compito, e compi la scientifica loro educazione. E Sigismondo fe' a modo del cognato, inviò i figli prima ad Aquila e poi a Napoli, destinandoli ambedue all'avvocatura, che era allora come adesso il compimento dell'educazione di quanti nati in agiatezza intendono compire gli studi ed abbracciare una professione non per esercitarla, ma per semplice adornamento. Falso principio allora ed adesso, mentre i proprietari, appunto perché non hanno bisogno di una professione per viverne, potrebbero scegliere, con maggior profitto loro o degli altri, quegli studi, anche creduti inutili, a cui più si sentissero inclinati.