Pagina 11 di 56 |
E così stando nell'Università di Napoli credé sinceramente di essere l'ultimo per ingegno o per istudi di tutti gli studenti di colà. Ma ben presto si accorse che v'erano, come egli diceva modestamente, degli altri assai più asini di lui. Quando fece i primi esami, si vide chiamato in soccorso lui giovinetto quasi ancora imberbe, da altri giovani con tanto di barba e qualche canuto anche in mezzo ai folti peli, e quando lesse i lavori che gli davano a correggere, forse fu più il terrore dell'altrui ignoranza, che la gioia del non sentirsi il più ignorante fra tutti. Ma pur troppo questa scoperta non gli bastò per concepire quella giusta stima di sé stesso, che, senz'essere superbia, è necessaria per andare avanti nella vita, e che è indispensabile, per chi, come lui, fornito d'ingegno, di coltura e di onestà, e nato in una condizione elevata, senza di quella rimane inutile per sé e per la patria, con danno infinito pur troppo più di questa, che di sé stesso. Malauguratamente le prime impressioni della primiera educazione in lui non si cancellavano, né più si cancellarono. |