Giuseppe Savini
Ricordi della vita di Bernardo Savini


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     Del resto in questo scoglio inciampò, io credo, tutta la scuola napoletana, cominciando dal Vico od anche più su; onde tutti gli scrittori, anche i maggiori, di quella peccano nella lingua e nello stile; e degli stessi nostri contemporanei di questo difetto non si son liberati se non pochissimi, e questi stessi spesso non riuscendovi pienamente. E ciò avvenne pure nel nostro Bernardo, mal disposto già com'era, e siccome ho narrato, fin dall'infanzia contro lo studio della lingua; ed io ricordo sempre che ogni qualvolta ci parlava del Puoti non poteva frenare un sorriso di compassione per quel buon uomo, e riteneva sempre lo studio della lingua come il più inutile che ci fosse. Errore che gli lasciò sempre lo stile duro, contorto o poco italiano; ma egli non se ne dispiacque, e non curò né volle perciò correggerlo.
     In mezzo agli studi delle scienze e delle arti, Bernardo mantenne sempre viva la fiamma della religione, che gli aveva accesa nel petto la santa madre sua. Non abbandonò nessuna delle sue pratiche divote, e mantenne illibato il costume, e da vero artista cristiano, si prese di un vero affetto per la bella Madonna di marmo bianco, che torreggia nel maggior altare della chiesa del Gesù nuovo. Lei aveva fatto la protettrice della sua gioventù e dei suoi studi; e sempre ci narrava che nella mattina in che, senza dir nulla a nessuno e neppure al fratel suo, si recò a dare il suo esame di patrocinatore, come allora si diceva, passò però prima a prendere la benedizione della Madonna bianca, com'egli la chiamava, da lei domandando e sperando il felice risultato dei suoi esami. E l'ottenne agevolmente; ed al fratello ed ai compagni suoi fu prima nota l'approvazione ottenuta, che l'esame da lui dato.