Giuseppe Savini
Ricordi della vita di Bernardo Savini


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     E perciò la rigidezza nelle figure, e la freddezza nel colorito, oltre il fondo troppo placido e sbiadito, furono i difetti del dipingere di Bernardo. Ma in quest'arte, se i suoi nervi non gliel'avessero impedito, egli avrebbe toccato alte cime, come a coro tutti i suoi maestri ed amici glielo predicevano, sino a dirgli il Bonolis che se egli non si fosse consacrato tutto intero ai pennelli, avrebbe fatto un grave torto alla natura che tanto lo aveva favorito; ed a me pare che ciò chiaro indichi quel suo fermo persistere, ad onta della sua natura così timida e così nemica delle iniziative, nel voler dipingere cose soltanto di sua composizione, sdegnando sempre l'imitazione anche dei grandissimi, e non curando, come chi si sente ben sicuro di sé, opposte avvertenze ed insinuazioni.
     E pare che in questi anni la principale occupazione sua fosse la pittura. Ciò non toglieva però che egli leggesse e molto, ma sempre libri seri; predilesse la storia e più ancora le opere che trattavano di fisica e di chimica; più tardi lesse assai libri di medicina. Dotato com'era di fina intelligenza e di pronta e tenace memoria, mantenne gran parte in mente di quel che lesse, e fino all'ultima sua età spesso ripeteva squarci interi di libri letti nei suoi primi anni. E nelle sue letture cercava sempre l'utile, cioè l'istruzione, e tuttoché sì giovane non tollerava letture frivole. Quindi se lesse i poeti, abborrì gli amatorii, onde, come dissi, non poteva soffrire il Petrarca, ed anche meno il Metastasio, tuttoché questi gli venisse tanto lodato dal padre suo che sapeva a mente mezzo questo poeta: e dei poeti classici predilesse Dante ed il Tasso, e di quei più recenti l'Alfieri ed il Monti, ammirava assai di costui la Bassvilliana e se la pose tutta a mente.