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Però nel dispregio dei romanzieri seppe fare delle eccezioni, e specialmente per Manzoni, ma più ancora per Walter Scott. Questi anzi può dirsi fosse stato l'autor suo prediletto; egli ne lesse tutti i romanzi e di alcuni, quali il Guido Mannering e L'Antiquario, confessava di aver ripetuta la lettura per ben venti volte. Giacché nei romanzi non cercava l'appagamento della curiosità per saperne l'intreccio e leggerne la catastrofe, ma cercavavi lo studio dell'uomo, ed anche quello delle varie epoche storiche sceneggiate dal romanziere; e siccome riteneva Walter Scott in questi due studi insuperabile, così lo leggeva e rileggeva, ed anzi molte scene, quelle cioè che gli eran parse le migliori, aveva mandato a memoria, ed anche ritratte col disegno. Ciò non pertanto conservava tutto il suo profondo dispregio pei romanzieri puramente detti, e ripeteva spesso un motto dello scrittore napoletano, Cesare Malpica, che diceva i romanzieri essere la più sciocca gente del mondo, quando non si chiamino Manzoni, Walter Scott e Ducange. Veramente il porre il Ducange a paro dei primi era una profanazione, ma Bernardo ripeteva questo detto forse più per la generalità dell'affermazione che per l'eccezione. |