Giuseppe Savini
Ricordi della vita di Bernardo Savini


Pagina 21 di 56       

%


     Però nel dispregio dei romanzieri seppe fare delle eccezioni, e specialmente per Manzoni, ma più ancora per Walter Scott. Questi anzi può dirsi fosse stato l'autor suo prediletto; egli ne lesse tutti i romanzi e di alcuni, quali il Guido Mannering e L'Antiquario, confessava di aver ripetuta la lettura per ben venti volte. Giacché nei romanzi non cercava l'appagamento della curiosità per saperne l'intreccio e leggerne la catastrofe, ma cercavavi lo studio dell'uomo, ed anche quello delle varie epoche storiche sceneggiate dal romanziere; e siccome riteneva Walter Scott in questi due studi insuperabile, così lo leggeva e rileggeva, ed anzi molte scene, quelle cioè che gli eran parse le migliori, aveva mandato a memoria, ed anche ritratte col disegno. Ciò non pertanto conservava tutto il suo profondo dispregio pei romanzieri puramente detti, e ripeteva spesso un motto dello scrittore napoletano, Cesare Malpica, che diceva i romanzieri essere la più sciocca gente del mondo, quando non si chiamino Manzoni, Walter Scott e Ducange. Veramente il porre il Ducange a paro dei primi era una profanazione, ma Bernardo ripeteva questo detto forse più per la generalità dell'affermazione che per l'eccezione.


     VII

     Ma se questi studi e queste occupazioni tutte mentali arricchivano assai l'intelletto di lui, nuocevano molto alla sua salute, e soprattutto a quella sua eccessiva sensibilità nervosa, che aveva bisogno di un moderato esercizio fisico e di grandi distrazioni. Fu peggio ancora, che questi studi lo allontanarono dal consorzio umano e gli fecero amare la solitudine tanto nociva ai nervosi; sicché spesso si ritirava solo o quasi solo in quella campagna che egli tanto aveva contribuito ad arricchire di strade e di case, e lì o si chiudeva in casa a leggere ed a disegnare, o si abbandonava un po' troppo al piacere della caccia. Gracile assai di corporatura, questo moto soverchio lo stancò troppo, ed i suoi nervi quindi si rieccitarono ed entrarono in quello stato di tensione, in cui basta anche una piccola causa esterna per gettarli in una vera convulsione. E questa causa venne pur troppo da quell'esercizio donde egli aspettava la salute. Bene ciò aveva previsto la saggia sua madre, più sapiente, come son tutte le madri, degli stessi scienziati; ella lo aveva esortato a non cercare tanto il rimedio da quella caccia da cui poteva venirgli invece l'accrescimento dei suoi mali.