Giuseppe Savini
Ricordi della vita di Bernardo Savini


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     Le pene di Bernardo durarono anch'esse lunghi anni, né a nulla gli valeva il vedere che dopo tanto scorrer di tempo la temuta idrofobia ancora in lui non si manifestasse. Aveva letto che questa alle volte tarda più anni a svilupparsi, e ciò in sé aveva temuto e temeva; e quando alfine poté alquanto sollevare il suo spirito da tale paura, venne, senza volerlo, a ripiombarvelo di nuovo un malcauto suo amico, che gli narrò essersi in quei giorni manifestata in una città della Francia l'idrofobia in un individuo che era stato morso da un cane arrabbiato quattordici anni prima. Questa sola notizia, che poteva essere anche una favola, gli riaccese nell'animo tutti gli antichi e mal sopiti timori, e, cosa strana, si riprodusse l' arrossimento in quella parte del piede dov'era stata la ferita, causa di tante apprensioni e di tanti dolori; ed egli di nuovo si credé alla vigilia di divenir idrofobo.
     Pochi si accorgevano di questo suo tanto soffrire, e se qualcuno lo sapeva era più per deriderlo che per compatirlo, come è la sorte di tutti i nervosi, che destano più fastidio che pietà. Ed invero il sentirli tanto lamentosi, senza che apparisca nessuna vera malattia ed il vederli anzi vivere a lungo, li fa ritenere per queruli abituali e malati immaginari. Onde ingenerano noia e di rado trovano quel conforto, che pure, più di qualunque altra medicina, gioverebbe a sollevarli nelle loro sofferenze, per quanto credute immaginarie, altrettanto nel fatto reali. La stessa cosa avvenne a Bernardo, il cui lamentar continuo stancò i cuori più a lui benevoli, e spesso non trovò più ascoltatori; e perciò se volle conforto, non potendo trovarlo in sé meno assai che negli altri, dové cercarlo tutto in Dio, fonte di ogni consolazione.