Giuseppe Savini
Ricordi della vita di Bernardo Savini


Pagina 26 di 56       

%


     Grande fu quindi il suo contento quando vide il fratello ammogliato, e più ancora quando vide nascere dei figliuoli, che sin dal loro nascere egli tenne e considerò come veri figli suoi.


     IX

     Ma dopo quelle lunghe ed amare sofferenze pel timore di divenir idrofobo, pare che il male dei nervi non lo lasciasse più, anzi non gli desse più tregua. Dippiù: verso il 1845 altre apprensioni e sofferenze gli aggiunse un indebolimento visuale che cominciò a soffrire all'occhio sinistro; gli pareva di vedere delle macchie vaganti che si frapponessero tra il suo occhio e l'oggetto veduto, macchie che ogni giorno più si allargavano e si facevano oscure, finché finirono col non farlo più vedere da quell'occhio. E d'uopo ch'io dica quanto ciò lo affliggesse, lui, artista e studioso nell'anima, e che altro conforto non trovava pei suoi dolori se non nel leggere e nel dipingere? Ne soffrì molto, e più di quel che può credersi, attesa specialmente quella sua natura tanto squisitamente sensibile, soprattutto al dolore. Forse poi si consolò col vedere che l'altro occhio rimastogli sano gli bastava per quello perduto; ma questa consolazione dové venire assai tardi, e sempre turbata e sminuita dal timore che l'occhio sano, come sempre succede negli organi detti simmetrici, non dovesse seguire presto o tardi l'occhio malato.
     Questo nuovo dolore, aggiunto ai tant'altri che già soffriva, rese più tetra la vita sua; ed egli, per quella inconsciente tendenza che hanno i nervosi ad aggravare le loro sofferenze, rendeva più amari questi suoi dolori col vivere gran parte dell'anno solo o quasi solo, in quella deserta campagna, verso la quale, benché tante amarezze v'avesse sofferto, pur si sentiva, tanto prepotentemente attratto. E non so se col fine di scemare il suo patire, ma certo con l'effetto opposto, in questo tempo imprese un nuovo studio, che non fece altro che accrescere e moltiplicare i suoi mali reali ed aggiungervene moltissimi altri immaginati; vo' dire lo studio della medicina. Infatti ne' tanti libri di medicina che lesse, di ogni male che studiava, tosto egli sentiva in sé stesso i sintomi, ed eran sempre mortali; e fu questo per lui un grandissimo male. Ma anche un bene ne ritrasse, e fu una profonda e piena conoscenza dei mali nervosi e la convinzione dell'inutilità di qualunque farmaco propriamente detto per curarli; onde non prese mai alcuna medicina per sé, e la sconsigliò sempre agli altri.