Giuseppe Savini
Ricordi della vita di Bernardo Savini


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     E tanto intese in questa materia, che è stato davvero un danno per la medicina che Bernardo non lasciasse scritto un trattato sui mali nervosi, il quale fatto senza preteso scientifiche, ma viceversa con la migliore scienza che è quella dell'esperienza, avrebbe indicato i migliori mezzi come render meno dolorose le conseguenze dell'aver avuto dalla natura i nervi troppo eccitabili. Ma nello studio della medicina apprese egli assai più di quel che potrebbe credere chi sapesse averla studiata soltanto sui libri, e niente sul letto del malato o nelle sale anatomiche; giacché spesso vide e seppe nella diagnosi e nella cura dei mali assai più che i medici di professione. E quando glielo permetteva quella sua modestia, che fu davvero eccessiva, sapeva usare anche il frasario scientifico e con perfetta correttezza; e ricordo che venuto una volta in patria a curare un parente un celebre medico forestiero, Bernardo, che era andato ad onorarlo, quasi scherzando seppe dargli contezza della malattia di colui con tanta copia scientifica di pensieri e di parole, che quegli meravigliato, stesagli la mano, gli disse: — Ma lei è della professione! E nel ristretto cerchio dei suoi conoscenti c'eran molti, che avevan più fede in lui che negli stessi medici.


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     Però, come dissi, questo studio della medicina non fe' che aumentare i suoi dolori, e ridottosi in campagna, accasciato sotto il tanto patire, perduta ormai ogni speranza di uscir d'affanno, senza più né sogni né desiderii per l'avvenire, pareva che in lui fosse rimasta soltanto la vita vegetativa. Ed anche questa si era ristretta non poco, giacché gli era sopravvenuta una grande inappetenza, sicché, nutrendosi scarsamente, le sofferenze nervose ingigantivano sempre più.