Lo stesso avvenne a Bernardo; entrato nel Consiglio con la persuasione di esser l'ultimo, si vide, con sua meraviglia, di essere uno dei primi, ed udì e vide cose così nuove ed incoerenti, che capì perché il mondo vada alla malora. Eppure ad onta della sua infermità fu uno dei Decurioni più assidui, più diligenti e più ascoltati; sicché presto sarebbe stato fatto Sindaco anche lui, se egli non vi si fosse opposto risolutamente, e quasi con grida ed ansie di terrore; a dispetto delle quali, e giacché allora la carica di Sindaco era obbligatoria, vi sarebbe stato costretto, se sopravvenuti i tempi nuovi, non fosse stato ritenuto per disadatto. Ma in tutto quel tempo che fu nel Consiglio comunale, non vi fu mai per uno di più, ma parlò quando e dove credé, e vide spesso le sue idee approvate ed applaudite.
E per quanto fosse intransigente nelle cose che credeva riguardassero la sua coscienza, altrettanto nelle relazioni fra membri di una stessa società portò tutta quella gentilezza, amabilità e soavità rare della sua indole. Si fe' amare da tutti i suoi colleghi, ed i più che lo amarono, furono quelli che gli erano contrari nelle idee politiche e religiose. Uomini fieri ed uomini burloni, le due qualità che più mancavano all'animo di Bernardo, sposarono per lui tanta simpatia, che rimase integra e viva, dopo lo scorrere di moltissimi anni, e quando più non si vedevano se non a lunghi intervalli. La sua indole mitissima, cui le lunghe sofferenze anziché inasprire avevano resa sempre più mite, lo portò spesso a far sentire la sua influenza a fine di bene; e molte paci e riunioni egli ottenne con la sua interposizione; e quando non vi riuscì, guadagnossi sempre la stima e l'affetto di ambedue le parti, sicché non ebbe nè allora né mai, fino alla sua morte, alcun nemico.
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