Giuseppe Savini
Ricordi della vita di Bernardo Savini


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     E nell'esercizio di queste virtù in Bernardo dalla morte della madre si notò un continuo e costante progresso, e verso gli ultimi anni della sua vita esse raggiunsero davvero il grado eroico. Benché si facesse vecchio, la cura scrupolosa che aveva della purezza dei suoi costumi, era, quasi parrebbe, esagerata; fuggiva le più remote occasioni, chiudeva gli orecchi a qualunque parola che potesse anche menomamente offendere la modestia, e dal suo labbro non usciva mai accento che non fosse castissimo e purissimo come l'animo suo. E così evitava pure con grandissima attenzione qualunque cosa contraria alla carità; quando non poteva impedire la mormorazione, non esitava ad alzarsi ed abbandonare la conversazione; alle lodi che qualcuno gli facesse delle sue rare virtù, imponeva subito sdegnoso il silenzio. Insomma di nulla ormai più si curava che della pratica della legge di Dio, ripetendo sempre il detto di quel santo: Unum bonum, Deum diligere; unuum malum, Deum offendere.
     E perciò nel mondo ebbe riputazione quasi di un semplicione, di un bigotto buono tutt'al più a biascicar paternostri, e disadatto a vivere ed a regolarsi in società. Ma pure in quanti lo conobbero da vicino anche uomini di mondo, anche uomini del tutto irreligiosi, stette sempre una profonda venerazione verso di Bernardo, ed in tutti una ferma convinzione che egli fosse davvero un santo. E di questa santità appariva, soprattutto negli ultimi suoi anni, un luminoso raggio su quel suo volto, sebbene invecchiato dall'età e dalle sofferenze, e guasto anche dalle scrofole e dalla caduta dei denti, pure un volto di vero angelo, e su cui così bene si vedevano commiste l'innocenza del bambino, la maturità del filosofo e la virtù del santo.