Federico Adamoli
Felice Barnabei. Lettere a Giannina Milli (1862-1888)


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     Partì (8) in carrozza alla volta della Campania compiendo il viaggio in condizioni di estremo pericolo per la scarsa sicurezza delle strade infestate di briganti ed a Napoli si sistemò in una casa dove già alloggiavano alcuni abruzzesi tra i quali Bonaventura Celli (9) e Settimio Costantini (10) quest'ultimo suo compagno nel collegio dei Barnabiti.
     Il Costantini procurò al giovane Felicetto uno degli incontri provvidenziali della sua vita che si rivelò addirittura decisivo quello con Giannina Milli (11) all'epoca trentaseienne celebrata poetessa estemporanea (12) dal vivissimo slancio patriottico ampiamente introdotta nei più ricercati ambienti: fu proprio lei secondo le parole dello stesso Barnabei a dare le ali al volo che il giovane teramano si accingeva a compiere. Costantini presentò e raccomandò l'amico alla Milli per favorirne gli studi e propiziare un avvenire che appariva ancora vago ed incerto. Nelle Memorie autobiografiche (13) il Barnabei sottolinea: «Se io non avessi conosciuto in Napoli nel 1861 Giannina Milli la mia carriera si sarebbe fatalmente arrestata e non so dove sarei finito». La riconoscenza di Barnabei viene espressa anche per Settimio Costantini «perché senza l'opera sua benefica io non sarei stato presentato a Giannina Milli in Napoli in quel momento fuggevole che si può dire decise di tutto il mio avvenire».

(8) Nella Introduzione delle Memorie di un archeologo (edite dalle Edizioni d'Arte De Luca nel 1991) si afferma che il Barnabei lasciata Castelli nel 1861 vi fece un brevissimo ritorno solo quattro anni più tardi. In realtà nel 1864 fu sicuramente a Teramo per un periodo non breve (come si evince dalle lettere da Castelli del 20 settembre 1864 e da Montorio del 12 ottobre 1864). Inoltre s'intuisce chiaramente la sua presenza a Teramo già nel 1863 quando scrisse a Giannina Milli delle “cose di Teramo” delle “stupendi sedute magnetiche” e del tentativo di essere mesmerizzato da un tale Don Giovanni (si veda al riguardo la lettera da Firenze del 2 novembre 1863 con un gustoso aneddoto).

(9) Bonaventura Celli (1837-1877) medico di Castelli si laureò presso l'Università di Napoli dove esercitò la professione medica in un ospedale di quella città.

(10) Settimio Costantini (1839-1899) insegnante e politico di Teramo fu attivo come patriota e nel 1860 partecipò nella Guardia Nazionale alla repressione del brigantaggio. Docente di Lettere al Liceo Ginnasiale "M. Delfico" nel 1873 lasciò l'insegnamento per dedicarsi completamente alla vita politica. Fu Sindaco di Teramo dal 1868 al 1877 e Presidente del Consiglio Provinciale dal 1883. Membro autorevole del partito liberale progressista fu eletto deputato a Teramo per sei legislature occupando più volte il posto di Sottosegretario di Stato per il Ministero della Pubblica Istruzione.

(11) Nata a Teramo nel 1825 Giannina Milli rivelò prestissimo la sua vena poetica ed a soli sette anni si esibì per la prima volta in pubblico in un teatro di Chieti. Notata in quella occasione dal re Ferdinando II per le sue qualità fu inviata a studiare a Napoli dove visse per alcuni anni rientrando a Teramo nel 1842 a causa del colera. Proseguiti gli studi sotto la guida di Stefano De Martinis intorno ai venti anni dimostrò di padroneggiare l'allora diffusa arte della poesia estemporanea e fu incoraggiata ad esibirsi regolarmente in pubblico nelle accademie raccogliendo grandi consensi. Per la sua particolare disposizione le riusciva più facile l'improvvisazione poetica che non la composizione meditata. Nei giorni che precedevano le accademie alle quali partecipava la Milli viveva una trepidazione tale da indurla a rifiutare persino il cibo mentre all'indomani della recita cadeva in un profondo stato di prostrazione fisica (tipica peraltro di questi artisti) che la costringeva a letto. Attraverso il suo estro la poetessa interpretò mirabilmente lo spirito risorgimentale e con le numerosissime accademie che si svolgevano in tutte le parti d'Italia compì un'efficace opera di propaganda politica. Lasciate le accademie dopo l'Unità d'Italia si stabilì a Firenze insieme alla famiglia anche grazie all'aiuto delle amiche che le procurarono una rendita con cui vivere tranquillamente. Molto famoso fu il salotto della poetessa ricercatissimo e frequentato da artisti letterati e personalità di spicco. Nel 1872 si trasferì a Roma nominata alla direzione di un istituto femminile nel quale pure insegnò. Quattro anni dopo si sposò con l'ispettore scolastico Ferdinando Cassone lasciando l'attività per seguire il marito negli spostamenti come provveditore agli studi. I suoi ultimi anni di vita furono funestati da lutti e vicissitudini familiari e perse tra gli altri la madre Regina ed il marito nel 1888 che seguì nella tomba pochi mesi dopo a Firenze.

(12) La poesia estemporanea acquisì dal XVIII secolo un'ampia risonanza sia a livello di costume che di interesse culturale anche se molti letterati la contestarono duramente. Fu la composizione d'ispirazione patriottica a decretarne la grande popolarità tanto è vero che dopo l'Unità il fenomeno declinò rapidamente così come i suoi più noti esponenti -compresa la Milli -caddero nell'oblio.

(13) Le Memorie autobiografiche di Felice Barnabei furono pubblicate per la prima volta nel 1933 nella Nuova Antologia sulla base di un manoscritto del 1917 e dei Diari relativi agli anni 1897-1902; successivamente sono state date alle stampe nel 1991 dalla casa editrice De Luca Editore di Roma con il titolo Le “Memorie di un Archeologo” di Felice Barnabei a cura di Margherita Barnabei e Filippo Delpino e con una presentazione di Giulio Andreotti.