Partì (8) in carrozza alla volta della Campania
compiendo il viaggio in condizioni di estremo pericolo per la scarsa sicurezza delle strade infestate di briganti
ed a Napoli si sistemò in una casa dove già alloggiavano alcuni abruzzesi
tra i quali Bonaventura Celli (9) e Settimio Costantini (10)
quest'ultimo suo compagno nel collegio dei Barnabiti.
Il Costantini procurò al giovane Felicetto uno degli incontri provvidenziali della sua vita
che si rivelò addirittura decisivo
quello con Giannina Milli (11)
all'epoca trentaseienne celebrata poetessa estemporanea (12) dal vivissimo slancio patriottico
ampiamente introdotta nei più ricercati ambienti: fu proprio lei
secondo le parole dello stesso Barnabei
a dare le ali al volo che il giovane teramano si accingeva a compiere. Costantini presentò e raccomandò l'amico alla Milli
per favorirne gli studi e propiziare un avvenire che appariva ancora vago ed incerto. Nelle Memorie autobiografiche (13) il Barnabei sottolinea: «Se io non avessi conosciuto in Napoli
nel 1861
Giannina Milli
la mia carriera si sarebbe fatalmente arrestata
e non so dove sarei finito». La riconoscenza di Barnabei viene espressa anche per Settimio Costantini
«perché senza l'opera sua benefica
io non sarei stato presentato a Giannina Milli in Napoli
in quel momento fuggevole che si può dire decise di tutto il mio avvenire».
(8)
Nella Introduzione delle Memorie di un archeologo (edite dalle
Edizioni d'Arte De Luca nel 1991) si afferma che il Barnabei
lasciata
Castelli nel 1861
vi fece un brevissimo ritorno solo quattro anni più tardi.
In realtà nel 1864 fu sicuramente a Teramo per un periodo non breve
(come si evince dalle lettere da Castelli del 20 settembre 1864 e da Montorio
del 12 ottobre 1864). Inoltre s'intuisce chiaramente la sua presenza
a Teramo già nel 1863
quando scrisse a Giannina Milli delle “cose di
Teramo”
delle “stupendi sedute magnetiche” e del tentativo di essere
mesmerizzato da un tale Don Giovanni (si veda al riguardo la
lettera da Firenze del 2 novembre 1863
con un gustoso aneddoto).
(9)
Bonaventura Celli (1837-1877)
medico di Castelli
si laureò presso l'Università
di Napoli
dove esercitò la professione medica in un ospedale
di quella città.
(10)
Settimio Costantini (1839-1899)
insegnante e politico di Teramo
fu attivo
come patriota e nel 1860 partecipò nella Guardia Nazionale alla repressione
del brigantaggio. Docente di Lettere al Liceo Ginnasiale "M.
Delfico"
nel 1873 lasciò l'insegnamento per dedicarsi completamente
alla vita politica. Fu Sindaco di Teramo dal 1868 al 1877 e Presidente
del Consiglio Provinciale dal 1883. Membro autorevole del partito liberale
progressista
fu eletto deputato a Teramo per sei legislature
occupando
più volte il posto di Sottosegretario di Stato per il Ministero della
Pubblica Istruzione.
(11)
Nata a Teramo nel 1825
Giannina Milli rivelò prestissimo la sua vena
poetica
ed a soli sette anni si esibì per la prima volta in pubblico in un
teatro di Chieti. Notata in quella occasione dal re Ferdinando II
per le
sue qualità fu inviata a studiare a Napoli dove visse per alcuni anni
rientrando
a Teramo nel 1842 a causa del colera. Proseguiti gli studi sotto la
guida di Stefano De Martinis
intorno ai venti anni dimostrò di padroneggiare
l'allora diffusa arte della poesia estemporanea
e fu incoraggiata
ad esibirsi regolarmente in pubblico nelle accademie
raccogliendo grandi
consensi. Per la sua particolare disposizione
le riusciva più facile
l'improvvisazione poetica che non la composizione meditata. Nei giorni
che precedevano le accademie alle quali partecipava
la Milli viveva una
trepidazione tale da indurla a rifiutare persino il cibo
mentre all'indomani
della recita cadeva in un profondo stato di prostrazione fisica (tipica
peraltro di questi artisti) che la costringeva a letto. Attraverso il suo estro
la poetessa interpretò mirabilmente lo spirito risorgimentale
e con le numerosissime
accademie che si svolgevano in tutte le parti d'Italia compì
un'efficace opera di propaganda politica. Lasciate le accademie dopo
l'Unità d'Italia
si stabilì a Firenze insieme alla famiglia
anche grazie all'aiuto
delle amiche che le procurarono una rendita con cui vivere tranquillamente.
Molto famoso fu il salotto della poetessa
ricercatissimo e
frequentato da artisti
letterati e personalità di spicco. Nel 1872 si trasferì
a Roma
nominata alla direzione di un istituto femminile
nel quale pure
insegnò. Quattro anni dopo si sposò con l'ispettore scolastico Ferdinando
Cassone
lasciando l'attività per seguire il marito negli spostamenti come
provveditore agli studi. I suoi ultimi anni di vita furono funestati da lutti
e vicissitudini familiari
e perse tra gli altri la madre Regina ed il marito
nel 1888
che seguì nella tomba pochi mesi dopo a Firenze.
(12)
La poesia estemporanea acquisì dal XVIII secolo un'ampia risonanza sia
a livello di costume che di interesse culturale
anche se molti letterati la
contestarono duramente. Fu la composizione d'ispirazione patriottica a
decretarne la grande popolarità
tanto è vero che dopo l'Unità il fenomeno
declinò rapidamente
così come i suoi più noti esponenti -compresa
la Milli -caddero nell'oblio.
(13)
Le Memorie autobiografiche di Felice Barnabei furono pubblicate
per la prima volta nel 1933 nella Nuova Antologia
sulla
base di un manoscritto del 1917 e dei Diari relativi agli anni 1897-1902;
successivamente sono state date alle stampe nel 1991 dalla casa editrice
De Luca Editore di Roma
con il titolo Le “Memorie di un Archeologo”
di Felice Barnabei
a cura di Margherita Barnabei e Filippo
Delpino
e con una presentazione di Giulio Andreotti.
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