Federico Adamoli
Felice Barnabei. Lettere a Giannina Milli (1862-1888)


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     Trasferitosi a Pisa per gli studi universitari dopo un difficile adattamento finì con l'affezionarsi alla città toscana al punto tale che quando conseguita la laurea giunse il momento del distacco l'abbandono fu per lui molto doloroso (anzi come scrisse fu terribile per le tante relazioni che aveva coltivato in quegli anni) oltre ad essere fonte di preoccupazione a causa di una epidemia di colera che imperversava (29). La laurea venne raggiunta brillantemente con la discussione di una tesi sulle forme dei vasi greci su un argomento quindi che testimoniava il rafforzamento dell'interesse per l'archeologia. Il traguardo raggiunto gli aprì le porte all'insegnamento venendo destinato nel liceo Vittorio Emanuele di Napoli. (30)
     Anche l'adattamento nella città partenopea non fu dei più semplici: nella città la situazione del colera era tragica per le centinaia di morti che venivano segnalati e la sistemazione poco congeniale lo frustrava enormemente: «A Napoli trovai una specie di protettore nella persona di un vecchio letterato mezzo patriota scrittore di cose d'arte che pensava di avere il compito di vegliare sulla mia vita. Egli mi accolse nella sua casa in una buia stanzetta che era stata preparata per me. Era un vero buco in cui entrava solo un lettino; da una finestra che dava su di un angusto cortile si accedeva a un pozzo e la serva per attingere l'acqua doveva continuamente passare per la mia camera». Sottoposto ad un rigido controllo profondamente umiliato finanche vessato con richieste di aumento di affitto grazie all'aiuto del preside del liceo potette lasciare quella casa per sistemarsi nell'istituto in una stanza attigua al gabinetto di fisica dove ritrovò la serenità e la libertà che gli consentirono di migliorare la carente preparazione universitaria ed affrontare adeguatamente l'insegnamento del greco e del latino; fu pure in grado di approfondire lo studio dell'archeologia visitando gli scavi di Pompei e frequentando il Museo di Napoli il cui direttore era Giuseppe Fiorelli (31) tra i numismatici più famosi ed indiscussa autorità in materia di antichità il quale ebbe una grande importanza nella vita del teramano.

(29) Tra il 1865 ed il 1867 si registrò in Italia la terza e più grave epidemia di colera che fece più di 160.000 morti. Comparsa nel luglio 1865 ad Ancona al suo propagarsi provocò nella popolazione panico ed esasperazione. Le altre due epidemie si registrarono nel 1835-1837 e nel 18541855.

(30) Inizialmente era stato destinato a Benevento una scelta che il neo-insegnante aveva gradito poco anche perché di ostacolo per gli studi di archeologia.

(31) Giuseppe Fiorelli (1823-1896) nato a Napoli da un'agiata famiglia si laureò in giurisprudenza e manifestò prestissimo l'interesse per la numismatica pubblicando appena ventenne le Osservazioni sopra talune monete rare di città greche e successivamente Monete inedite dell'Italia antica e gli Annali di numismatica. Assunto nel 1846 come ispettore addetto alla soprintendenza generale degli Scavi di antichità di Napoli fu coinvolto nei moti del 1848 per i quali fu imprigionato. Tornato in libertà diresse gli scavi del sepolcreto di Cuma ed ottenne nel 1860 la cattedra di archeologia nell'Università di Napoli che conservò per tre anni quando fu nominato ispettore degli scavi di Pompei per i quali egli riversò le sue migliori energie. Istituì a Pompei una scuola archeologica dando un notevole impulso agli scavi. Direttore del Museo nazionale di Napoli dal 1863 nel 1865 venne nominato senatore e nel 1875 Direttore generale per le Antichità e Belle Arti. Nelle Memorie Barnabei si soffermò lungamente nel tratteggiare la figura del Fiorelli (dedicandogli un intero capitolo) dal quale fu incoraggiato a progredire negli studi di archeologia. Il primo incontro tra i due ci fu a Teramo: quando Barnabei era ancora un bambino in occasione di una premiazione nella scuola dei Barnabiti il Fiorelli si era recato a Teramo al seguito della corte di Leopoldo di Borbone che premiò personalmente Barnabei. Fu il Fiorelli a volerlo con sé a Roma quando nel 1875 fu istituita la Direzione generale dei musei e degli scavi di antichità.