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Ma che dirò mai del Museo detto Napoleone III. al Palazzo d'arti ed industrie?... Ivi è tutta la collezione Campana (41)
la più superba per i primi quadri della rinascenza
e per le pregiatissime antichità etrusche! Ed i preti l'hanno venduta!... Vi sono esposti 650 e più oggetti di maioliche d'Urbino e di Castelli
e poi cose di Donatello
d'Andrea Pisano
di Luca della Robbia e di Mastro Giorgio. E dei quadri? E' impossibile trovare una collezione più forte di quadri della prima epoca! Ho visto il celebre altare di B. Angelico di cui parla il Vasari
che fu comperato a Fiesole
ho visto i superbi lavori di Sandro Botticelli
e le stupende Madonne di Fra Bartolomeo di S. Marco. Mia cara s.ra Giannina
è meglio che io non gliene parli; basti sol questo che è per tutto Italia
e Italia per tutto. (41) Giovanni Pietro Campana (1808-1880) di nobile famiglia aquilana fu dal 1833 direttore generale del Monte di Pietà di Roma dove già era stato aiuto-ispettore godendo di ampissimi poteri. Appassionato di archeologia condusse scavi a Latina Ostia e Cerveteri che gli valsero una formidabile collezione incrementata anche grazie all'acquisto di intere raccolte di oggetti. La sua casa fu il centro di un ampio traffico di antichità. Condusse una esistenza sfarzosa e fu anche imprenditore di uno stabilimento tipografico di una fabbrica di terracotte e di un'officina di marmoridea. A causa della sua passione per le antichità egli giunse alla rovina finanziaria contraendo debiti nei confronti del Monte di Pietà per un milione di scudi che gli causarono l'arresto ed una condanna per avere abusato del pubblico denaro. Nonostante ciò riuscì a mantenere inalterato il suo tenore di vita e ad incrementare ulteriormente la sua collezione di antichità. Quella appartenuta a Campana è stata considerata fra le collezioni private la più ricca varia e meravigliosa del 1800. Dopo la condanna il Campana ottenne dal papa la scarcerazione e gli fu concesso di evitare il residuo della pena grazie all'esilio ed alla cessione del suo patrimonio archeologico che fu venduto nel 1860 dallo Stato Pontificio in parte allo zar ma soprattutto a Napoleone III che lo collocò tra grandi polemiche nel Museo Napoleone e poi al Louvre (Cfr. Dizionario Biografico degli Italiani 1974 volume 17 pagg. 349-355). |