Federico Adamoli
Felice Barnabei. Lettere a Giannina Milli (1862-1888)


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     Vi ho profittato vi ho profittato molto... ho studiato i musei ripieni delle nostre antiche glorie ho goduto la fraterna simpatia dei freddi uomini ed ho trovato nel Generale Haug un'amico che mi ha procurato del bene. Adesso son qui dove il cielo mi pare ridente e mi pare essere escito da una notte ma notte poetica meravigliosa sublime... non lo so nemmeno io. Ma quanto mi parrà più ridente il cielo d'Italia quanto mi parranno più belli i nostri monti e le nostre pianure! Non è lontano il giorno che li rigodrò non è lontano il giorno che ci rivedremo. Allora le conterò tante e belle cose e certi fatti che la riguardano direttamente ma proprio belli.
     Il generale Haug diceva: e perché la Milli non vien qui? Ma avrei voluto dirgli che la Milli ha bisogno dell'aura d'Italia per vivere.
     Mi dispiace che non posso dirle di più. Non ho proprio tempo. Ella che è tanto buona mi perdoni. Mi faccia sapere a Livorno o Firenze se la va a Siena. Io partirò subito per costà credo finiti i due mesi della spedizione.
     Mi saluti per ora la Mamma ed Antonio mi ricordi a tutti che sono stati benevoli a ricordarsi del povero Felicetto e mi saluti la Sig.ra Gigina quando le scriverà. Stia tranquilla Sig.ra Giannina e si conservi pel bene della sua famiglia e pel decoro della nostra patria alla quale aggiunge ogni giorno una corona. Godo che l'accademia sia riuscita per bene e che tutti di casa vadino bene. Io ringrazio Iddio del mio stato.
     Mi creda in fede

     D.S. Tanti ossequi al Sig. Centofanti: non ho avuto tempo di scrivergli due parole... Povero me!...
     d.mo servo
     Barnabei