NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     E avendo molte volte avuta voglia di doverle alcuna parola dire, e dubitando taciutosi, pure una, preso tempo e ardire, le disse: - Caterina, io ti priego che tu non mi facci morire amando.
     La giovane rispose subito: - Volesse Iddio che tu non facessi più morir me.
     Questa risposta molto di piacere e d'ardire aggiunse a Ricciardo, e dissele: - Per me non istarà mai cosa che a grado ti sia, ma a te sta il trovar modo allo scampo della tua vita e della mia.
     La giovane allora disse: - Ricciardo, tu vedi quanto io sia guardata, e per ciò da me non so veder come tu a me ti potessi venire; ma, se tu sai veder cosa che io possa senza mia vergogna fare, dillami, e io la farò.
     Ricciardo, avendo più cose pensato, subitamente disse: - Caterina mia dolce, io non so alcuna via veder, se già tu non dormissi o potessi venire in sul verone che è presso al giardino di tuo padre; dove se io sapessi che tu di notte fossi, senza fallo io m'ingegnere' di venirvi, quantunque molto alto sia.

     A cui la Caterina rispose: - Se quivi ti dà il cuore di venire, io mi credo ben far sì che fatto mi verrà di dormirvi.
     Ricciardo disse di sì; e questo detto, una volta sola si basciarono alla sfuggita, e andar via.
     Il dì seguente, essendo già vicino alla fine di maggio, la giovane cominciò davanti alla madre a ramaricarsi che la passata notte per lo soperchio caldo non aveva potuto dormire.
     Disse la madre: - O figliuola, che caldo fu egli? anzi non fu egli caldo veruno.
     A cui la Caterina disse: - Madre mia, voi dovreste dire "a mio parere", e forse vi direste il vero; ma voi dovreste pensare quanto sieno più calde le fanciulle che le donne attempate.


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