NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     La donna disse allora: - Figliuola mia, così è il vero; ma io non posso far caldo e freddo a mia posta, come tu forse vorresti. I tempi si convengon pur sofferir fatti come le stagioni gli danno; forse quest'altra notte sarà più fresco, e dormirai meglio.
     - Ora Iddio il voglia - disse la Caterina - ma non suole essere usanza che, andando verso la state, le notti si vadan rinfrescando.
     - Dunque - disse la donna - che vuoi tu che si faccia?
     Rispose la Caterina: - Quando a mio padre e a voi piacesse, io farei volentieri fare un letticello in sul verone che è allato alla sua camera e sopra il suo giardino, e quivi mi dormirei, e udendo cantare l'usignuolo, e avendo il luogo più fresco, molto meglio starei che nella vostra camera non fo.
     La madre allora disse: - Figliuola, confortati: io il dirò a tuo padre, e come egli vorrà così faremo.

     Le quali cose udendo messer Lizio dalla sua donna, per cio che vecchio era e da questo forse un poco ritrosetto, disse: - Che rusignuolo è questo a che ella vuoi dormire? Io la farò ancora addormentare al canto delle cicale.
     Il che Caterina sappiendo, più per isdegno che per caldo, non solamente la seguente notte non dormì, ma ella non lasciò dormire la madre, pur del gran caldo dolendosi; il che avendo la madre sentito, fu la mattina a messer Lizio e gli disse: - Messer, voi avete poco cara questa giovane: che vi fa egli perché ella sopra quel veron si dorma? ella non ha in tutta notte trovato luogo di caldo; e oltre a ciò maravigliatevi voi perché egli le sia in piacer l'udir cantar l'usignolo, che è una fanciullina? I giovani son vaghi delle cose simiglianti a loro.


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