NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


Pagina 143
1-40- 80-120- 160-200- 240-280- 320-360- 400-440- 480-520- 560-600- 640-680- 720-745

[Indice]

     Egli, con tutto che la sua povertà fosse strema, non s'era ancor tanto avveduto, quanto bisogno gli facea, che egli avesse fuor d'ordine spese le sue ricchezze; ma questa mattina niuna cosa trovandosi di che potere onorar la donna, per amore della quale egli già infiniti uomini onorati avea, il fé ravvedere; e oltre modo angoscioso, seco stesso maladicendo la sua fortuna, come uomo che fuor di sé fosse, or qua e or là trascorrendo, né denari né pegno trovandosi, essendo l'ora tarda e il disidero grande di pure onorare d'alcuna cosa la gentil donna, e non volendo, non che altrui, ma il lavorator suo stesso richiedere, gli corse agli occhi il suo buon falcone, il quale nella sua saletta vide sopra la stanga; per che, non avendo a che altro ricorrere, presolo e trovatolo grasso, pensò lui esser degna vivanda di cotal donna. E però, senza più pensare, tiratogli il collo, ad una sua fanticella il fé prestamente, pelato e acconcio, mettere in uno schidone e arrostir diligentemente; e messa la tavola con tovaglie bianchissime, delle quali alcuna ancora avea, con lieto viso ritornò alla donna nel suo giardino, e il desinare, che per lui far si potea, disse essere apparecchiato. Laonde la donna con la sua compagna levatasi andarono a tavola, e senza sapere che si mangiassero, insieme con Federigo, il quale con somma fede le serviva, mangiarono il buon falcone.

     E levate da tavola e alquanto con piacevoli ragionamenti con lui dimorate, parendo alla donna tempo di dire quello per che andata era, così benignamente verso Federigo cominciò a parlare: - Federigo, ricordandoti tu della tua preterita vita e della mia onestà, la quale per avventura tu hai reputata durezza e crudeltà, io non dubito punto che tu non ti debbi maravigliare della mia presunzione, sentendo quello per che principalmente qui venuta sono; ma se figliuoli avessi o avessi avuti, per li quali potessi conoscere di quanta forza sia l'amor che lor si porta, mi parrebbe esser certa che in parte m'avresti per iscusata. Ma come che tu non n'abbia, io che n'ho uno, non posso però le leggi comuni dell'altre madri fuggire; le cui forze seguir convenendomi, mi conviene, oltre al piacer mio e oltre ad ogni convenevolezza e dovere, chiederti un dono, il quale io so che sommamente t'è caro: ed è ragione, per ciò che niuno altro diletto, niuno altro diporto, niuna consolazione lasciata t'ha la tua strema fortuna; e questo dono è il falcon tuo, del quale il fanciul mio è sì forte invaghito, che, se io non gliele porto, io temo che egli non aggravi tanto nella infermità la quale ha, che poi ne segua cosa per la quale io il perda. E per ciò io ti priego, non per lo amore che tu mi porti, al quale tu di niente se' tenuto, ma per la tua nobiltà, la quale in usar cortesia s'è maggiore che in alcuno altro mostrata, che ti debbia piacere di donarlomi, acciò che io per questo dono possa dire d'avere ritenuto in vita il mio figliuolo, e per quello averloti sempre obligate.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]