Giornata sesta. Novella II
IL CUOCO CHICHIBIO E LA GRU CON UNA GAMBA
Chichibio, cuoco di Currado Gianfigliazzi, con una presta parola a sua salute l'ira di Currado volge in riso, e sé campa dalla mala ventura minacciatogli da Currado.
C
URRADO Gianfigliazzi, sì come ciascuna di voi e udito e veduto puote avere, sempre della nostra città è stato nobile cittadino, liberale e magnifico, e vita cavalleresca tenendo, continuamente in cani e in uccelli s'è dilettato, le sue opere. maggiori al presente lasciando stare. Il quale con un suo falcone avendo un dì presso a Peretola una gru ammazzata, trovandola grassa e giovane, quella mandò ad un suo buon cuoco, il quale era chiamato Chichibio, ed era viniziano; e sì gli mandò dicendo che a cena l'arrostisse e governassela bene. Chichibio, il quale come nuovo bergobo era così pareva, acconcia la gru, la mise a fuoco e con sollicitudine a cuocerla cominciò. La quale essendo già presso che cotta e grandissimo odor venendone, avvenne che una feminetta della contrada, la qual Brunetta era chiamata e di cui Chichibio era forte innamorato, entrò nella cucina, e sentendo l'odor della gru e veggendola, pregò caramente Chichibio che ne le desse una coscia.
Chichibio le rispose cantando e disse: - Voi non l'avrì da mi, donna Brunetta, voi, non l'avrì da mi.
Di che donna Bnunetta essendo un poco turbata, gli disse: - In fé di Dio, se tu non la mi dai, tu non avrai mai da me cosa che ti piaccia - , e in brieve le parole furon molte; alla fine Chichibio, per non crucciar la sua donna, spiccata l'una delle cosce alla gru, gliele diede.
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