Essendo poi davanti a Currado e ad alcun suo forestiere messa la gru senza coscia e Currado maravigliandosene, fece chiamare Chichibio, e domandollo che fosse divenuta l'altra coscia della gru: - Signor mio, le gru non hanno se non una coscia e una gamba.
Currado allora turbato disse: - Come diavol non hanno che una coscia e una gamba? non vid'io mai più gru che questa?
Chichibio seguitò: - Egli è, messer, com'io vi dico; e quando vi piaccia, io il vi farò veder ne' vivi.
Currado, per amor dei forestieri che seco aveva, non volle dietro alle parole andare, ma disse: - Poi che tu di' di farmelo vedere ne' vivi, cosa che io mai più non vidi né udii dir che fosse, e io il voglio veder domattina e sarò contento; ma io ti giuro in sul corpo di Cristo che, se altramenti sarà, io ti farò conciare in maniera che tu con tuo danno ti ricorderai, sempre che tu ci viverai, del nome mio.
Finite adunque per quella sera le parole, la mattina seguente, come il giorno apparve, Currado, a cui non era per lo dormire l'ira cessata, tutto ancor gonfiato si levò e comandò che i cavalli gli fosser menati; e fatto montar Chichibio sopra un ronzino, verso una fiumana, alla riva della quale sempre soleva in sul far del di vedersi delle gru, nel menò dicendo: - Tosto vedremo chi avrà iersera mentito, o tu o io.
Chichibio, veggendo che ancora durava l'ira di Currado e che far gli convenia pruova della sua bugia, non sappiendo come poterlasi fare, cavalcava appresso a Currado con la maggior paura del mondo, e volentieri, se potuto avesse, si sarebbe fuggito; ma non potendo, ora innanzi e ora addietro e da lato si riguardava, e ciò che vedeva credeva che gru fossero che stessero in due piedi.
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