Ma già vicini al fiume pervenuti, gli venner prima che ad alcun vedute sopra la riva di quello ben dodici gru, le quali tutte in un piè dimoravano, si come quando dormono soglion fare; per che egli, prestamente mostratele a Currado, disse: - Assai bene potete, messer, vedere che iersera vi dissi il vero, che le gru non hanno se non una coscia e un piè, se voi riguardate a quelle che colà stanno.
Currado vedendole disse: - Aspettati, che io ti mosterrò che ebbe n'hanno due - , e fattosi alquanto più a quelle vicino, gridò Ho ho, per lo qual grido le gru, mandato l'altro piè giù, tutte dopo alquanti passi cominciarono a fuggire; laonde Currado rivolto a Chichibio disse: - Che ti par, ghiottone? parti ch'elle n'abbian due?
Chichibio quasi sbigottito, non sappiendo egli stesso donde si venisse, rispose: - Messer sì, ma voi non gridaste ho ho a quella di iersera; ché se così gridato aveste, ella avrebbe così l'altra coscia e l'altro piè fuor mandata, come hanno fatto queste.
A Currado piacque tanto questa risposta, che tutta la sua ira si convertì in festa e riso, e disse: - Chichibio, tu hai ragione: ben lo dovea fare.
Così adunque con la sua pronta e sollazzevol risposta Chichibio cessò la mala ventura e pacificossi col suo signore.
Giornata sesta. Novella IV
LA PREDICA DI FRATE CIPOLLA
Frate Cipolla promette a certi contadini di mostrare loro la penna dello agnolo Gabriello; in luogo della quale trovando carboni, quegli dice esser di quegli che arrostirono San Lorenzo.
C
ERTALDO, come voi forse avete potuto udire, è un castel di Val d'Elsa posto nel nostro contado, il quale, quantunque piccol sia, già di nobili uomini e d'agiati fu abitato; nel quale, per ciò che buona pastura vi trovava, usò un lungo tempo d'andare ogn'anno una volta a ricogliere le limosine fatte dagli sciocchi un de' frati di Santo Antonio, il cui nome era frate Cipolla, forse non meno per lo nome che per altra divozione vedutovi volentieri, con ciò sia cosa che quel terreno produca cipolle famose per tutta Toscana. Era questo frate Cipolla di persona piccolo, di pelo rosso e lieto nel viso, e il miglior brigante del mondo: e oltre a questo, niuna scienza avendo, sì ottimo parlatore e pronto era, che chi conosciuto non l'avesse, non solamente un gran retorico l'avrebbe stimato, ma avrebbe detto esser Tulio medesimo o forse Quintiliano: e quasi di tutti quegli della contrada era compare o amico o benivogliente.
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