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E lo passato ambasciadore ampliava il suo dire o la sua rettorica per bere il vino, in questa mostrerrò come due ambasciadori per lo bere d'un buon vino, comeché non fossono di gran memoria, ma quella cotanta che aveano, quasi perderono.
Quando il vescovo Guido signoreggiava. Arezzo, si creò per li comuni di Casentino due ambasciadori, per mandare a lui addomandando certe cose. Ed essendo fatta loro la commessione di quello che aveano a narrare, una sera al tardi ebbono il comandamento di essere mossi la mattina. Di che tornati la sera a casa loro, acconciarono loro bisacce, e la mattina si mossono per andare al loro viaggio imposto. Ed essendo camminati parecchie miglia, disse l'uno all'altro: - Hai tu a mente la commessione che ci fu fatta?
Rispose l'altro, che non gliene ricordava.
Disse l'altro: - O io stava a tua fidanza!
E quelli rispose: - Ed io stava alla tua.
L'un guata l'altro, dicendo: - Noi abbiam pur ben fatto! O come faremo?
Dice l'uno: - Or ecco, noi saremo tosto a desinare all'albergo, e là ci ristrigneremo insieme; non potrà essere che non ci torni la memoria.
Disse l'altro: - Ben di'; - e cavalcando e trasognando, pervennono a terza all'albergo, dove doveano desinare, e pensando e ripensando, insino che furono per andare a tavola, giammai non se ne poterono ricordare.
Andati a desinare, essendo a mensa, fu dato loro d'uno finissimo vino. Gli ambasciadori, a cui piacea più il vino che avere tenuta a mente la commessione, si cominciano attaccare al vetro; e béi e ribei, cionca e ricionca, quando ebbono desinato, non che si ricordassino della loro ambasciata, ma e' non sapeano dove e' si fossono, ed andarono a dormire. Dormito che ebbono una pezza, si destaron tutti intronati. Disse l'uno all'altro: - Ricorditi tu ancora del fatto nostro?
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