NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Dice l'altro: - O che diremo, che non sappiamo che?
     Rispose quelli: - Qui non dee rimanere la cosa.
     Misonsi alla ventura, ed andarono al vescovo. E giugnendo dove era, feciono la reverenzia, e in quella si stavano senza venire ad altro. Il vescovo, come uomo che era da molto, si levò, ed andò verso costoro, e pigliandoli per la mano, disse: - Voi siate li ben venuti, flgliuoli miei; che novelle avete voi?
     L'uno guata l'altro: - Di' tu.
     - Di' tu.
     E nessuno dicea. Alla fine disse l'uno: - Messer lo vescovo, noi siamo mandati ambasciadori dinanzi alla vostra signoria da quelli vostri servidori di Casentino, ed eglino, che ci mandano, e noi che siamo mandati, siamo uomini assai materiali; e ci feciono la commessione da sera in fretta; comeché la cosa sia, o e' non ce la seppon dire, o noi non l'abbiamo saputa intendere. Preghianvi teneramente, che quelli comuni ed uomini vi sieno raccomandati (che morti siano egli a ghiadi che ci mandarono, e noi che ci venimmo!).

     Il vescovo saggio mise loro la mano in su le spalle e disse: - Or andate, e dite a quelli miei figliuoli, che ogni cosa che mi sia possibile nel loro bene, sempre intendo di fare. E perché da quinci innanzi non si diano spesa in mandare ambasciadori, ognora che vogliono alcuna cosa, mi scrivano, ed io per lettera risponderò loro.
     E così pigliando commiato, si partirono.
     Ed essendo nel cammino, disse l'uno all'altro: - Guardiamo, che e' non e'intervenga al tornare come all'andare.
     Disse l'altro: - O che abbiamo noi a tenere a mente?


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