NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Come costui vide questo, e che era tutto bagnato ed agghiacciava, dice: "Così non debb'io stare". Subito se n'uscio fuori, e d'uscio in uscio mettendo il capo, e salendo le scale, si mise andare cercando l'altrui case, e fare dell'impronta per asciugarsi, se fuoco vi trovasse. Andando d'una in altra, per fortuna capitò ad una porta, là dove intrato ed andando su, trovò in cucina un grandissimo fuoco con dua pentole piene, e con uno schidone di capponi e di starne, e con una fante assai leggiadra e giovane, la quale volgea il detto arrosto. Era perugina, ed avea nome Caterina. Costei veggendo così di subito venire Ferrantino nella cucina, tutta venne meno, e disse: - Che vuoi tu?
     E quelli disse: - Io vengo testeso di tal luogo, e sono tutto bagnato, come tu vedi: in casa mia non ha fuoco, ed indugiare non mi potea, ché io mi serei morto: io ti prego che mi lasci rasciugare, e poi me n'andrò,

     Disse la fante: - O asciugati tosto, e vatti con Dio, ché se messer Francesco tornasse, che ha una gran brigata a cena con lui, non l'averebbe per bene, ed a me darebbe di molte busse.
     Disse Ferrantino: - Io 'l farò; chi è questo messer Francesco?
     Ella rispose: - messer Francesco da Narni, che è qui calonaco, e sta in questa casa.
     Disse Ferrantino: - O io sono il maggior amico ch'egli abbia! - (e non lo conoscea però).
     Disse la fante: - Deh spacciati, ché io sto tuttavia con le febbri.
     Ferrantino dicea: - Non temere ché io serò tosto asciutto.
     E così stando, messer Francesco tornò, ed andando in cucina a provvedere le vivande, vide Ferrantino che s'asciugava e dice: - Che ci fa' tu? Chi è costui?


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