NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     E Ferrantino fassi alle finestre, e dice: - Vatti con Dio per lo tuo migliore.
     - Deh apri - dicea il calonaco.
     E Ferrantino dicea: - Io apro; - ed apriva la bocca.
     Veggendo costui esser fuori della sua possessione e dell'altre cose, ed ancora esser beffato, se n'andò al cardinale, e là si dolse di questo caso. In questo venendo l'ora della cena, la brigata che dovea cenare con lui, s'appresentano, e picchiano l'uscio. Ferrantino si fa alle finestre: - Che volete voi?
     - Vegnamo a cenare con messer Francesco.
     Dice Ferrantino: - .Voi avete errato l'uscio; qui non sta né messer Francesco, né messer Tedesco.
     Stanno un poco come smemorati, e poi pur tornano e bussano. E Ferrantino rifassi alle finestre: - Io v'ho detto che non istà qui; quante volte volete ch'io vel dica? Se voi non vi partite, io vi getterò cosa in capo che vi potrà putire, e sarebbe meglio che voi non ci foste mai venuti; - e comincia a gittare alcuna pietra in una porta di rincontro, perché facesse ben gran romore.

     Brievemente, costoro per lo migliore se n'andarono a cenare a casa loro, là dove trovarono assai male apparecchiato. Il calonaco, che s'era ito a dolere al cardinale, e che avea così bene apparecchiato, convenne si procacciasse d'altra cena e d'altro albergo; e non valse che 'l cardinale mandasse alcuno messaggio a dire ch'egli uscisse di quella casa; ma come alcuno picchiava l'uscio, gli gittava presso una gran pietra; di che ciascuno si tornava tosto a drieto.
     Essendo ognuno di fuori stracco, dice Ferrantino alla Caterina: - Fa' che noi ceniamo, ché io sono oggimai asciutto.


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