Dice la Caterina: - Me' farai d'aprire l'uscio a colui di cui è la casa, ed andarti a casa tua.
Dice Ferrantino: - Questa è la casa mia; questa è quella che Dio misericordioso m'ha istasera apparecchiato. Vuo' tu che io rifiuti il dono che m'ha dato sì fatto signore? Tu hai peccato mortalmente pur di quello che tu hai detto.
Ella la poté ben sonare, che Ferrantino n'uscisse; e' convenne, o per forza o per amore, ch'ella mettesse le vivande in tavola, e ch'ella sedesse a mensa con Ferrantino, e cenarono l'uno e l'altro molto bene: poi rigovernato l'avanzo delle vivande, disse Ferrantino: - Qual è la camera? andianci a dormire.
Dice la Caterina: - Tu se' asciutto, e ha' si pieno il corpo, ed or ci vogli dormire? in buona fé tu non fai biene.
Dice Ferrantino: - Doh! Caterina mia, se per questa mia venuta qui io avesse peggiorata la tua condizione, che mi diresti tu? io ti trovai che cocevi per altrui in forma di fante; ed io t'ho trattata come donna; e se messer Francesco e la sua brigata fosse venuta a cena qui, la tua parte sarebbe stata molto magra, là dove tu l'hai avuta molto doppia, ed hai acquistato paradiso a sovvenire me, che ero tutto molle e affamato.
La Caterina dice: - Tu non déi essere gentiluomo, ché tu non faresti sì fatte cose.
Dice Ferrantino: - Io sono gentiluomo, ed ancora conte, la qual cosa non sono quelli che doveano cenar qui; e tanto hai tu fatto maggior bene; andianci a dormire.
La Caterina disdicea, ma pur nella fine si coricò con Ferrantino, e non mutò letto, perocché in quello medesimo dormìa col calonaco; e così tutta notte si rasciugò con lei Ferrantino, e la mattina levatosi tanto stette in quella casa, quanto durarono le vivande, che fu più di tre dì, ne' quali messer Francesco andò per Todi, e guardando alcun'ora da lungi verso la sua casa, parea un uomo uscito di sé, mandando alcuna volta spie a sapere se Ferrantino ne fosse uscito; e se alcuno v'andava, le pietre dalle finestre erano in campo.
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