NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Uscito fuori Lapaccio, studia il fante che selli le bestie; e truova l'oste, e fatta ragione con lui, il pagava, ed annoverando li danari, le mane gli tremavano come verga. Dice l'oste: - O fatti freddo?
     Lapaccio appena poté direi che credea che fosse per la nebbia che era levata in quel padule.
     Mentreché l'oste e Lapaccio erano a questo punto, ed un romeo giunge, e dice all'oste che non trovava una sua bisaccia nel luogo dove avea dormito; di che l'oste con un lume acceso che avea in mano, subito va nella camera, e cercando e ricercando, e Lapaccio con gli occhi sospettosi stando dalla lunga, abbattendosi l'albergatore alletto dove Lapaccio avea dormito, guardando per terra col detto lume, vide l'unghero morto appiè del letto. Come ciò vide, comincia dire: - Che diavolo è questo? chi dormì in questo letto?

     Lapaccio, che tremando stava in ascolto, non sapea se era morto o vivo; e uno romeo, e farsi quello che avea perduto la bisaccia, disse:
     - Dormivavi colui, - accennando verso Lapaccio.
     Lapaccio ciò veggendo, come colui a cui parea già aver la mannaia sul collo, chiamò l'oste da parte dicendo: - Io mi ti raccomando per l'amor di Dio, che io dormii in quel letto, e non potei mai fare che colui mi facessi luogo e stesse nella sua proda; onde io, pignendolo con li calci, cadde in terra. Io non credetti ucciderlo: questa è stata una sventura, e non malizia.
     Disse l'oste: - Come hai tu nome? - E colui glielo disse.
     Di che, seguendo oltre l'oste, disse: - Che vuoi tu che ti costi, e camperotti?


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